Lourdes , martedì, 18. aprile, 2023 10:00 (ACI Stampa).
Uno dei padri del Concilio Vaticano II, e tra i pensatori più originali e dibattuti del XX secolo, potrebbe essere dichiarato beato. Lo scorso 31 marzo, infatti, i vescovi di Francia riuniti nella loro assemblea plenaria, hanno dato luce verde all’apertura della causa per la possibile beatificazione del Cardinale Henri de Lubac (1896 – 1991). Il suo approccio è sempre stato quello di enfatizzare la bellezza e la grandezza della tradizione nella Chiesa.
Una vita in diverse stagioni, quella del Cardinale de Lubac, cui fu persino impedito di insegnare per poi essere chiamato come “perito” del Concilio Vaticano II da Giovanni XXIII, riconoscendo in questo gesto una riabilitazione del suo pensiero. Un pensiero diventato influente, tanto che Paolo VI gli offrì il cardinalato nel 1969. De Lubac rifiutò, ritenendo “un abuso dell’ufficio apostolico” la condizione posta da Giovanni XXIII per un cardinale di essere vescovo. Accettò invece la porpora da Giovanni Paolo II nel 1983, che lo dispensò proprio dalla necessità dell’ordinazione episcopale.
Il Cardinale Angelo Scola, arcivescovo emerito di Milano, ha scritto un libro intervista con lui da giovane studente. Raccontandolo tre anni fa, in occasione del trentesimo della morte, ha tracciato il ritratto di un de Lubac prima di tutto innamorato della Chiesa, perché “per lui la Chiesa è amabile sempre, al di là dei limiti e degli errori degli uomini di Chiesa”.
Gesuita, sviluppò il suo pensiero teologico a partire dai Padri della Chiesa, scrivendo numerose opere pubblicate sin dagli anni Trenta del secolo scorso. Tra queste, Cattolicesimo. Aspetti sociali del dogma, Corpus Mysticum, e Il dramma dell’Umanesimo Ateo, scritto proprio negli anni della Seconda Guerra Mondiale.
Anni in cui, insieme ad amici e compagni gesuiti, pubblica i Cahiers du temoignage chretienne per conservare il vero spirito cristiano contro gli ideali del nazismo e dell’antisemitismo.