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Sospesa per aver fatto dire una Ave Maria in classe. La maestra fa ricorso

Il provvedimento è arrivato tre mesi dopo l’evento, avvenuto l’ultimo giorno prima delle vacanze di Natale nel 2022.

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Torna in classe il 16 aprile, dopo due mesi di sospensione, Marisa Francescangeli, maestra di 58 anni che era stata sospesa per due mesi dalla scuola primaria di San Vero Milis, vicino a Oristano, per aver fatto costruire ai bimbi un bracciale con delle perline, come un piccolo rosario, e aver recitato con loro un’Ave Maria. Era accaduto durante una ora di supplenza, il 22 dicembre, e il fatto era stato segnalato da due mamme, che avevano protestato con il preside.

Da lì, una sorta di teatro dell’assurdo. C’era stata una riunione con i genitori convocata proprio dal dirigente, durante la quale la maestra era arrivata persino a scusarsi, sottolineando come le fosse sembrato un gesto naturale far dire una preghiera, considerando che i bambini frequentano tutti l’ora di religione. Un fatto, questo, che non è stato confermato dalla scuola. Ma no, la maestra non voleva mancare di rispetto a nessuno.

Le scuse, però, non sono bastate. Così, a tre mesi dall’accaduto, la maestra Francescangeli ha ricevuto una raccomandata in cui l’Ufficio Scolastico di Oristano la “puniva” con 20 giorni di sospensione e la riduzione dello stipendio. 

Marisa Francescangeli ha una ampia carriera da insegnante alle spalle, cominciato negli Anni Ottanta, ed è anche Consigliera Provinciale dell’Associazione Italiana maestri cattolici.  

Il caso è seguito dall'avvocata della Uil Elisabetta Mameli, che farà ricorso contro il provvedimento. Parlando con Avvenire, l’avvocato ha definito il provvedimento “chiaramente sproporzionato”, mentre la vicenda è stata oggetto di interrogazioni e dichiarazioni di vari parlamentari che la hanno portata sul tavolo del ministro dell’Istruzione e del merito Giuseppe Valditara.

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L’associazione nazionale dei presidi ha parlato di “provvedimento eccessivo”, ma ha anche criticato l’azione della maestra. Dal canto suo, la Francescangeli, in una intervista con Avvenire, si è detta di sentirsi “umiliata”, anche se ha ricevuto sostegno di colleghi e genitori della scuola.

La maestra ha detto che le veniva contestato, oltre all’episodio dell’Ave Maria, anche di aver “traumatizzato” i bambini per delle frasi sulla pericolosità del fumo “nate da un momento di confronto in classe dopo che un bambino si era messo a giocare con un foglio arrotolato, fingendo di fumare”

Ma c’erano anche “altre cose, accompagnate da ricostruzioni e frasi fuorvianti, in alcuni casi del tutto false. Questo mi ha ferita: che in quella lettera non venisse detta la verità, che bambini e genitori fossero stati strumentalizzati. Anche le famiglie sono rimaste senza parole: io ho chiamato subito le rappresentanti di classe, cascavano dalle nuvole come me. I genitori mi chiamano di continuo in queste ore, e anche i miei colleghi: sono tutti allibiti”.

C’è, comunque, un ricorso in corso, perché “sono cattolica e praticante, non mi vergogno di questo e non me ne vergognerò mai. Ho deciso di rivolgermi subito al sindacato non per rabbia, o per desiderio di rivalsa e vendetta, ma solo perché voglio che sia detta la verità. Sono state dette e vengono dette anche adesso tante bugie e cattiverie: non le merito”.