Il Venerdì Santo di Padre Ezio Soroldoni

Il senso del divino, il limite umano e la fede nella Resurrezione sono alcuni dei tanti temi affrontati dal religioso. Il sacerdote ha cantato Dio nel proprio quotidiano, illuminando le anime che incontrava sul proprio cammino verso il cielo.

Dotato di una squisita sensibilità sentiva la fede nella carne vivendola con autenticità e spirito di servizio. Un’esistenza luminosa, nella propria quotidianità, ha dato parola al vangelo, accolto con mitezza e generosità.

Tra le tante liriche Venerdì Santo esprime il senso di quel giorno, alla luce delle fede.

“Dal mio calendario i giorni
in fuga sono scomparsi
dentro la monotonia nuova della vita che nasce dalla morte:

ogni giorno è Venerdì̀ Santo.

Sul calvario della terra una croce di luce
ha scavato le tenebre:
e negli argini dell’eterno il tempo dell’uomo

ha ritrovato il suo Mare”.

(Ezio Soroldoni, Ciò che mi possiede, Milano, Ancora 2015, pag. 70).

I versi, scritti il 12 aprile 1963, mostrano l’accoglienza di quella Redenzione, fatta concretezza nella carne del Figlio, amato e venerato in questo giorno cuore della Settimana Santa e della Chiesa.