Storicamente dalla attenta lettura delle fonti ad eccezione dei citati sinottici, del santo si ha traccia nel vangelo di Nicodemo e negli Atti di Pilato, fonti non ufficiali, ma che testimoniano questa presenza nella vita dell’uomo di Nazareth.
Disma o Dimas è il suo nome e fu dichiarato reo di furto. Sappiamo che scontava una condanna per tale reato.
La pena, ovvero la crocifissione, era considerata per il diritto romano una delle più atroci. Cicerone ritiene che questo rappresenti uno dei supplizi più crudeli. Altri autori parlano di summum supplicium.
Questa era generalmente non comminata ad un cittadino romano, ma ad uno straniero oppure ad un sovversivo e veniva preceduta dalla flagellazione a cui, come narrano i testi del nuovo testamento, fu sottoposto Gesù.
Oltre al buon ladrone, anche, altri santi e solo per la testimonianza della propria fede, subirono il medesimo martirio come ad esempio San Pietro, a testa in giù sul colle Vaticano, Sant’Andrea e San Filippo. San Paolo, essendo cittadino romano, fu decapitato a Roma.
Nel Martirologio romano del santo è scritto ”commemorazione del santo ladrone di Gerusalemme, che in quel momento confessò Cristo e lo canonizzò da Gesù stesso sulla croce e meritò di ascoltarlo: oggi sarai con me in paradiso”.
Dichiarato santo, la chiesa cattolica lo venera il 25 marzo in quanto secondo Sant’Agostino e Tertulliano questa sarebbe la data della crocifissione di Cristo.
La chiesa ortodossa, invece, lo onora il giorno di venerdì santo.
Il santo è invocato come speciale protettore dei moribondi e dei prigionieri.
Il pentimento, la pena patita ed il riconoscimento di Cristo quale Figlio di Dio, permisero a Gesù di condurlo in quel mondo, in cui la redenzione è regola e la misericordia dono per l’edificazione di un regno voluto e costruito da una croce per il bene dell’umanità.
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