Roma , venerdì, 31. marzo, 2023 18:00 (ACI Stampa).
Un corpo martoriato, tumefatto, eppure capace di emanare un senso di serenità, al di là del dolore che lo ha piagato, distorto. Gli occhi sono chiusi, ma si avverte, vivo, uno sguardo che attraversa il tempo, lo rende eterno. Il mistero è davanti a noi, non possiamo no riconoscerlo, nonostante quello che crediamo o non crediamo. Il mistero è quel volto, quel corpo, che ci interrogano, che ci inquietano, che ci fanno intuire il perché di ogni cosa, il senso del nostro esistere, del nostro resistere.
Ogni volta l’incontro con l’Uomo della Sindone non può lasciare indifferenti, dietro quel telo c’è una storia lunghissima, affascinante, anche solo dal punto vista scientifico. Davvero costituisce una autentica “guida” attraverso il cammino della Settima Santa, attraverso la Via della Croce. Da quel corpo martoriato emana una luce che si fa strada tra le ombre e le tenebre, quelle che hanno assediato sempre la storia umana, anzi ne hanno fatto concretamente parte. E continuano a farne parte. Della storia del mondo e delle storie individuali, le storie di ciascuno di noi, in lotta quotidianamente contro le tenebre e i dolori che vorremmo ma non possiamo evitare, che dunque dobbiamo affrontare con coraggio e speranza.
Questa Pasqua ci invita ancora una volta a riflettere con sincerità su quello che stia vivendo. Agli slogan senza senso e illusori che proclamano in continuazione “il diritto alla felicità”, come se essere felici potesse essere imposto e garantito..E quale felicità, poi? Soldi, successo, bellezza, inclusione (termine ormai logorato da un uso sistematico e spesso a sproposito) come se per forza, per imposizione, per aderire al pensiero comune diffuso, si possa amare e accettare gli altri, così, perché è bello, è trendy…Vediamo costantemente che non ci si riesce facilmente, anzi, che è una vera sfida. Questa felicità “garantita” non è possibile. Guardare l’Uomo della Sindone può veramente schiarire le idee, aprire il cuore.
Ecco che un aiuto in questo senso può arrivare da un libro. Dopo il successo editoriale del volume “Via Sindonis”, pubblicato l’anno scorso, la casa editrice Ares ha deciso, insieme agli autori, di pubblicare adesso un agile “volumetto” che riprende il tema della Via Crucis che lo concludeva e che molto ha colpito i lettori. Così è nato la Piccola Via Sindonis -Una Via Crucis alla luce della Sindone.
Ormai in molti conoscono, almeno a grandi linee, la storia della grande tela custodita nel duomo di Torino. "Il Sacro Lino è un mezzo potente e di straordinaria attualità per narrare la vicenda di Gesù con la forza eloquente delle immagini, ormai prevalenti nel – l’attuale universo comunicativo. Dunque, tale Orma è un prezioso sostegno per la nostra fede, un richiamo potente al mistero dell’Incarnazione che dà senso alla nostra storia", scrive il cardinale Enrico Feroci, parroco del Divino Amore a Roma, nella prefazione al libro scritto da Emanuela Marinelli, tra i più importanti studiosi di sindonologia, e don Domenico Repice, rettore della Chiesa di Santa Maria Immacolata all'Esquilino.
La Sindone è stata sottoposta ad una quantità impressionante di esami scientifici e storici, per verificare la corrispondenza di quel telo al racconto della Passione di Cristo contenuto nei Vangeli. Il libro parte dalla storia della Sindone, ne ripercorre la straordinaria storia, nei suoi punti essenziali, e alla fine propone un testo spirituale per la Quaresima: una nuova Via Crucis, ispirata appunto alla Sindone. "Questa pubblicazione raffigura la Via Crucis in un modo meno tradizionale, sotto forma di disegni di icone e avendo la Sindone come riferimento per la descrizione", come si spiega nell'introduzione.
Bisogna ricordare anche la bella storia della pratica della Via Crucis, nata come itinerario spirituale legato all'esperienza dei pellegrini che a Gerusalemme ripercorrevano i luoghi della passione, morte e risurrezione di Gesù. Reperti archeologici attestano l'esistenza, già nel II secolo, di espressioni di culto cristiano nell'area cimiteriale dove era stato scavato il sepolcro di Cristo. Forme embrionali della futura Via Crucis possono essere ravvisate - si legge nel saggio - sia nella processione che si snodava fra i tre edifici sacri eretti sulla cima del Golgota che nella via sacra, un cammino attraverso i santuari di Gerusalemme che si desume dalle varie "cronache di viaggio" dei pellegrini dei secoli V e VI. Nella sua forma attuale, la Via Crucis risale al Medio Evo. E che oggi rischia di scomparire, come pratica di fede, per diventare spesso spettacolo o curiosità antropologica.