Bruxelles , mercoledì, 29. marzo, 2023 12:30 (ACI Stampa).
Sarebbe stato già canonizzato, se non fosse stato per la decisione di Papa Francesco di creare una commissione mista cattolico ortodossa e poi di evitare controversie, lasciandolo beato. Ma il Cardinale Stepinac è comunque un martire della Chiesa del silenzio, la cui storia va compresa e interpretata nell’ambito di quelli che erano gli anni della Seconda Guerra Mondiale e poi del comunismo che venne successivamente nel territorio che allora si chiamava Yugoslavia.
A delinearne tratti e specificità è stata una conferenza al Parlamento Europeo, tenutasi lo scorso 22 marzo, intitolata: “Beato Aloysius Stepinac – Una testimonianza di fede, perseveranza e speranza”. La conferenza – spiega il settimanale cattolico croato Glas Koncila – ha visto diversi interventi dettagliare come il Cardinale Stepinac fosse ripetutamente intervenuto con le autorità in favore di ebrei e serbi perseguitati.
Monsignor Hrvoje Škrlec, incaricato di affari della nunziatura presso l’Unione Europea, ha apertto la conferenza, sottolineando come Papa e Santa Sede erano “certi dell’innocenza di Stepinac” quando questi fu portato a processo come presunto collaborazionisa dal governo comunista. Stepinac – ha detto – era sempre stato consapevole della sua identità. Era croao. Era assolutamente fedele alla Chiesa Cattolica. Ma non era mai stato un estremista, da nessun lato lo si vedesse, rse nazionale, religioso o razziale”.
E sebbene oggi questo si potrebbe definire “poliicamente corretto”, sappiamo – ha detto monsignor Škrlec, che Stepinac “non è rimasto in silenzio quando la Croazia introdusse le leggi razziste”.
Nella sua relazione, monsignor Juraj Batelja, postulatore della causa di canonizzazione, ha ricordato che il dialogo che il caridnale Stepinac aveva messo in campo con le autorità per salvare gli ebrei e serbi imprigionati è stato “diminuito d iimportanza e strumentalizzato, e interpretato come un supporo alle auorità”.