Roma , sabato, 25. marzo, 2023 11:00 (ACI Stampa).
Quest’annuncio, così denso di riferimenti all’Antico Testamento (soprattutto alle parole del profeta Sofonia, “Gioisci, figlia di Sion, esulta, Israele, e rallegrati con tutto il cuore, figlia di Gerusalemme!”), apre di fatto alle grandi pagine del Nuovo Testamento. “Rallegrati, piena di grazia, il Signore è con te”: è questo il saluto dell’arcangelo Gabriele riportato dall’evangelista Luca al primo capitolo del suo Vangelo.
Un momento così colmo di Luce che possiamo solo immaginare; un dialogo in cui il “Fiat” della Vergine Maria segnerà per sempre la storia dell’umanità. Di questa scena, l’arte pittorica di tutti i tempi, ha fornito immagini indelebili, scolpite nella memoria di ogni cristiano: sono i colori e le forme del Beato Angelico, di Lorenzo Lotto, passando per Filippino Lippi e Jan van Eyck, e tanti altri artisti di ogni epoca. Ma anche i santi hanno cercato di “ritrarre” questa scena. E lo hanno fatto a loro modo: i colori, le loro parole; i tratti di pennello, le loro meditazioni che hanno arricchito da sempre il grande libro della teologia e della storia della Chiesa. Se si volesse dare un titolo a quest’opera così immensa si potrebbe forse pensare a qualcosa del genere: “La grande tavolozza della teologia mariana sull’Annunciazione”.
Diversi sono i santi che hanno dedicato pagine di meditazioni e riflessioni riguardo questo mistero che per san Luigi Maria de Montfort rimane “il primo mistero di Gesù Cristo, il più nascosto, il più elevato e il meno conosciuto” come scrive nel suo Trattato della vera devozione alla Vergine Maria, il libro-cult del santo francese. Alla devozione a questa solennità dedica molte righe del suo Trattato sostenendo che i veri devoti della Santa Vergine “avranno una singolare devozione per il grande mistero dell’Incarnazione del Verbo, il 25 marzo, che è il mistero proprio di questa devozione”. Una cura, un’attenzione, una devozione del popolo di Dio “ispirata dallo Spirito Santo”.
Ma prima di lui, anche un altro “figlio fedele” della Vergine, il francescano San’Antonio di Padova, si era soffermato sull’immenso valore teologico dell’Annunciazione. Il santo nativo di Lisbona ne tratta, con sublime poesia, nei suoi Sermoni. Le parole che sceglie per descrivere la scena ha tutti i tratti di un vero e proprio componimento poetico che nella teologia trova foce e fonte: “Osserva che la Vergine Maria fu sole sfolgorante nell'annunciazione dell'angelo, fu arcobaleno splendente nel concepimento del Figlio di Dio, fu rosa e giglio nella nascita di lui. Nel sole ci sono tre prerogative: splendore, candore e calore, che corrispondono alle tre parti del saluto dell'arcangelo Gabriele”.
E riguardo al piano di salvezza che può essere considerato il sottotesto dell’Annunciazione, riserva queste dense righe: “Ma dopo che il sole entrò nella Vergine, fu fatta la pace e la riconciliazione, perché lo stesso Dio e Figlio della Vergine, dando completa riparazione al Padre per la colpa dell'uomo, fermò l'ira del Padre affinché non colpisse l'uomo. Queste due nuvole sono chiamate "glorie", perché furono disperse per opera della Vergine gloriosa”.