Anche la nunziatura non ha un diplomatico di primo livello dal marzo 2022, quando il governo Ortega espulse l’arcivescovo Waldemar Sommertag, “ambasciatore del Papa” nel Paese. La decisione era stata definita “inspiegabile” in un comunicato della Sana Sede. Di certo, segnali ce ne erano stati nei mesi precedenti, quando Ortega aveva annullato la figura del decano del Corpo diplomatico, di fatto tagliando fuori il nunzio, che per convenzione internazionale è sempre il primo dei diplomatici.
Ma le relazioni tra Santa Sede e governo si erano esacerbate già in precedenza.
Nel 2019, il vescovo ausiliare di Managua Silvio Baez era stato richiamato da Papa Francesco a Roma nel 2019, con una decisione improvvisa nel mezzo di una recrudescenza della violenza.
Ma c’era un precedente ancora più lontano: nel 1986, Pablo Antonio Vega, vescovo-prelato di Juigalpa e vicepresidente della Conferenza Episcopale del Nicaragua, era stato esiliato dal Nicaragua. La stessa sorte era toccata in quell’anno a monsignor Bismarck Carballo, che era portavoce dell’arcivescovo di Managua.
Anche al vescovo Àlvarez era stato proposto un esilio insieme ad altri 222 prigionieri politici, ma questi ha rifiutato. L’arresto del vescovo era avvenuto al culmine di una serie di attacchi del governo alle strutture mediatiche delle diocesi, chiuse con vari prettesti.
Il Papa ha dedicato diversi appelli al Nicaragua sin da quando la crisi è scoppiata nel 2018, come reazione ad una riforma delle pensioni che fece venire fuori disagi più ampi della popolazione.
All’inizio, i vescovi erano stati chiamati come “mediatori e testimoni”, ma la loro posizione a favore dei manifestanti quando erano ripresi gli scontri aveva reso la loro posizione insostenibile.
A giugno 2018, i vescovi hanno sospeso la presenza al dialogo nazionale, avendo come risposta l’accusa di essere una forza filo opposizione. Da lì, tutto è andato avanti in escalation, includendo anche una aggressione contro il Cardinale Leopoldo Brenes, arcivescovo di Managua, il suo ausiliare Baez e il nunzio Sommertag il 9 luglio 2018.
Si era cercato comunque un dialogo, e il nunzio Sommertag aveva avuto qualche successo anche in alcuni negoziati per la liberazione di prigionieri politici. Ma non poteva durare.
Gli appelli del Papa si sono diradati con il tempo. Il 21 agosto 2022, fece un appello a seguito dell’arresto del vescovo Àlvarez. Quindi, il 15 settembre 2022, nella conferenza stampa dal volo di ritorno dal Kazakhstan, a domanda rispose: “Sul Nicaragua notizie sono chiare, tutte. C’è dialogo, in questo momento c’è dialogo. Si è parlato con il governo, c’è dialogo. Questo non vuol dire che si approvi tutto quel che fa il governo o che si disapprovi tutto. No. C’è dialogo, e quando c’è dialogo è perché c’è bisogno di risolvere dei problemi. In questo momento ci sono dei problemi. Almeno io mi aspetto che le suore di Madre Teresa di Calcutta tornino. Queste donne sono brave rivoluzionarie, ma del Vangelo! Non fanno la guerra a nessuno. Anzi, tutti abbiamo bisogno di queste donne. Questo è un gesto che non si capisce… Ma speriamo che tornino e si risolva. Ma continuare con il dialogo. Mai, mai fermare il dialogo. Ci sono cose che non si capiscono. Mettere in frontiera un Nunzio è una cosa grave diplomaticamente, e il Nunzio è un bravo ragazzo che adesso è stato nominato da un’altra parte. Queste cose sono difficili da capire e anche da ingoiare."
Alla fine, la diplomazia della Santa Sede aveva deciso di non andare muro contro muro. All’arcivescovo Sommertag è stata destinata un’altra nunziatura, quella di Senegal, Capo Verde, Guinea Bissau e Mauritania, mentre non era stato nominato un nuovo “ambasciatore del Papa” a Managua, evitando così di dover fare un accreditamento e dunque riconoscere il regime, e dando un segnale chiaro che la Santa Sede non sta, con il dialogo, legittimando le azioni del governo.
Che nel frattempo, oltre a chiudere alcuni media diocesani, hanno espulso anche alcune missionarie di Madre Teresa.
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Le parole del Papa, però, hanno riesacerbato gli animi, e Ortega, che già più volte aveva lamentato che i vescovi erano eletti dal Papa, e dunque non dal popolo, ha preso una decisione forte. Non è una rottura. Poco ci manca.