Roma , martedì, 28. febbraio, 2023 16:00 (ACI Stampa).
Su Instagram conta 140.000 follower, 146.000 su YouTube, su Tik Tok 92.000: è don Alberto Ravagnani, brianzolo, classe 1993; è stato ordinato sacerdote nel 2018 ed oggi è vicario della parrocchia ‘San Michele Arcangelo’ di Busto Arsizio (Varese). Lascia la vita da ragazzo come gli altri quando è ai primi anni del liceo classico. I genitori, disperati, cercano di fargli cambiare idea. Gli amici, immersi tra le prime uscite e le cotte di quell’età, non capiscono la sua scelta.
Lui di nascosto prega: “Ho iniziato a pregare, senza sapere come si facesse. La sera mi chiudevo in camera: accendevo la lampada, tiravo fuori una piccola croce della Prima comunione dimenticata nel cassetto, un temperino di Art Attack e una matita, e iniziavo a leggere. Non sapevo niente di Gesù e le sue parole di uomo, senza formalismi, mi hanno affascinato. Pregavo di nascosto, anche da mio fratello Pietro, più piccolo”.
Finché non entra in seminario e scopre il senso della vita: “Dio è ciò che dà senso alla mia vita, è il motivo per cui mi sveglio la mattina. Il motivo per cui so cosa fare ogni giorno, il motivo per cui affronto le sfide, i fallimenti. Il motivo per cui sto davanti a un mondo che non mi piace, e continuo comunque a sperare. Il motivo per cui continuo ad amare, anche quando sembra non abbia senso”.
E ci racconta la sua missione nella parrocchia: “La mia missione è la fraternità. Questa è la Chiesa. Questa è la fede. Questa è la gioia che sgorga da Dio. Vorrei gridarlo a tutto il mondo, perché mi sembra assurdo che così tante persone non lo abbiano mai sperimentato. Mi viene da piangere al pensiero che noi abbiamo trovato un tesoro così grande, dei fratelli, mentre tanti, troppi ragazzi non hanno la minima idea di che cosa significhi sentirsi amati da Dio”.
Nel dialogo con don Alberto Ravagnani iniziamo dal romanzo ‘La tua vita e la mia’, che racconta la vita giornaliera di alcuni giovani di Busto Arsizio, che si cimenta in una solida amicizia all’ombra di un oratorio: “Il libro nasce dalla mia esperienza in oratorio, soprattutto quella fatta qui a Busto Arsizio da sacerdote. Ho raccontato una storia che in qualche modo ha per protagonisti i miei ragazzi. Gli eventi narrati sono di fantasia ma rispecchiano quello che si vive ogni giorno in oratorio, dove si ritrovano i ragazzi ‘bravi’, di buona famiglia, e quelli ‘meno bravi’, alle volte disagiati, o anche quelli stigmatizzati, che poi in realtà spesso diventando amici degli altri, dopo pochi incontri, trovano il modo di riscattarsi”.