Arequipa , sabato, 5. dicembre, 2015 13:30 (ACI Stampa).
La notizia della loro beatificazione come “martiri della fede” era stata data contestualmente a quella dell’attesa beatificazione dell’arcivescovo Salvadoregno Oscar Romero. Ma la storia di Michal Tomaszek, Zbigniez Strzalkowski e don Alessandro Dordi, i primi due frati francescani, l’ultimo diocesano, è tutta da raccontare.
Tutti e tre furono uccisi dai guerriglieri maoisti di Sendero Luminoso in Perù. I primi due, polacchi, furono trucidati a Pariacoto il 9 agosto 1991, mentre il sacerdote bergamasco don Alessandro Dordi fu ucciso in un’imboscata il 25 dello stesso mese lungo il Rio Santa. Il Cardinale Angelo Amato, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, li beatificherà tutti insieme.
È stata una causa lunga. Da subito dopo il loro assassinio, Luis Armando Bambarén Gastelumendi, vescovo emerito di Chimbote ed ex-presidente della Conferenza episcopale peruviana, si era attivato perché si aprisse una causa di beatificazione per le vittime e chiese se fosse possibile includere anche il prete italiano.
A rallentare la causa, il sospetto di una possibile connivenza con la famiglia di Sendero Luminoso. Era difficile, infatti, dimostrare che i due frati fossero morti martiri e non vittime della guerriglia. Come ha spiegato Padre Angelo Paleri, postulatore dell’Ordine dei Frati Minori, “in tutte quelle zone Sendero Luminoso aveva creato una sorta di para-governo: la diffusione capillare sul territorio era possibile grazie all’integrazione delle autorità preesistenti nella loro rete. Operavano sempre in questa direzione, giacché consideravano vitale mantenere l’ordine senza scardinare i poteri precostituiti”. Ed è pur vero che, se fallivano questi “tentativi di negoziato”, passavano “all’eliminazione fisica degli avversari”.
Non solo. Oltre Sendero Luminoso, c’erano anche squadroni della morte “di destra”, e nemmeno loro si erano fatti scrupolo di uccidere sacerdoti, agenti pastorali, catechisti, suore perché ritenuti comunisti.