Città del Vaticano , giovedì, 16. febbraio, 2023 16:00 (ACI Stampa).
Kinshasa e Giuba. I due luoghi dove Papa Francesco come d'abitudine ha incontrato i suoi confratelli gesuiti durante la sua visita nella Repubblica democratica del Congo e in Sud Sudan.
Incontri tra confratelli appunto dove si parla di preghiera e missione a livello locale con qualche sguardo più ampio. Così il Papa ribadisce che"tutto il mondo è in guerra, ricordiamocelo bene. Ma io mi domando: l’umanità avrà il coraggio, la forza o persino l’opportunità di tornare indietro?" O magari parla dell'idea di "rinuncia" anche se usa la parola più popolare ma impropria di "dimissioni".
Tra le domande una è interessante: "Come gesuita professo lei ha fatto voto di non cercare ruoli di autorità nella Chiesa. Che cosa l’ha spinta ad accettare l’episcopato e poi il cardinalato e poi il papato?" Il Papa risponde: "Quando ho fatto quel voto l’ho fatto sul serio. Quando mi hanno proposto di essere vescovo ausiliare di San Miguel, io non ho accettato. Poi mi è stato chiesto di essere vescovo di una zona al Nord dell’Argentina, nella provincia di Corrientes. Il Nunzio, per incoraggiarmi ad accettare, mi disse che lì c’erano le rovine del passato dei gesuiti. Io ho risposto che non volevo essere guardiano delle rovine, e ho rifiutato. Ho rifiutato queste due richieste per il voto fatto. La terza volta è venuto il Nunzio, ma già con l’autorizzazione firmata dal Preposito generale, il p. Kolvenbach, che aveva acconsentito al fatto che io accettassi. Era come ausiliare di Buenos Aires. Per questo ho accettato in spirito di obbedienza. Poi sono stato nominato arcivescovo coadiutore della mia città, e nel 2001 cardinale. Nell’ultimo conclave sono venuto con una valigetta piccola per tornare subito in diocesi, ma sono dovuto rimanere. Io credo nella singolarità gesuita circa questo voto, e ho fatto il possibile per non accettare l’episcopato".
Poi spiega che sia per il papato che per il ruolo di Preposito della Compagnia di Gesù il ruolo deve essere "ad vitam", ma aggiunge che "Benedetto ha avuto il coraggio di farlo perché non se la sentiva di andare avanti a causa della sua salute". Ricorda la lettera di Pio XII durante la II Guerra Mondiale e spiega che la rinuncia non deve diventare "una moda" per seguire un "chiacchiericcio".
C'è poi la difesa dell'ambiente, la inculturazione e la speranza, ma anche il male della corruzione e della mondanità, la salute e la preghiera. Il testo integrale è stato pubblicato come sempre dalla Civiltà Cattolica e non dai media della Santa Sede.