Lahore , domenica, 6. dicembre, 2015 14:00 (ACI Stampa).
Segnali positivi per il dialogo interreligioso in Pakistan. Si rafforza l’opera del Peace Center di Lahore, il centro dei frati domenicani nato nel novembre 2010 per la promozione del dialogo interreligioso e da sempre sostenuto da Aiuto alla Chiesa che Soffre. Del consiglio del centro fa parte anche il Grande Imam della seconda maggiore moschea del Pakistan, la Moschea Badshahi di Lahore, l’Imam Syed Muhammad Abdul Khabir Azad. L’Imam Azad collabora a stretto contatto con il direttore del Peace Center, il religioso domenicano padre James Channan, per migliorare i rapporti tra la piccola minoranza cristiana e la maggioranza musulmana. In particolare, il chierico islamico è fortemente impegnato nel controllare gli imam delle moschee rurali che nei loro sermoni incitano spesso all’odio interreligioso fino a lanciare delle vere e proprie campagne anticristiane attraverso gli altoparlanti delle moschee, ad esempio in occasione di accuse di blasfemia ai danni di cristiani.
"Il nostro lavoro di riconciliazione interviene soprattutto in seguito ad attentati come quelli di Lahore – spiega ad ACS Padre Channan – per cercare di guarire le ferite e convincere le vittime a non cercare vendetta». Il religioso e l’imam sottolineano l’alto numero di vite spezzate in Pakistan dal terrorismo: oltre 60mila soltanto dopo l’attacco alle Torri Gemelle del settembre 2001. «Inizialmente il governo pachistano ha fortemente sottovalutato la minaccia terroristica interna al paese – afferma l’Imam Azad – ma oggi il numero di terroristi va diminuendo, soprattutto grazie ad un’efficace campagna anti-terrorismo".
Ancora alto è invece il numero di casi di abuso della legge antiblasfemia. "L’unico modo per limitare l’abuso è punire chi si serve impropriamente della legge per scopi personali", afferma padre Channan ricordando anche i molti omicidi extra-giudiziali legati alla cosiddetta “legge nera”: dal ministro cristiano Shahbaz Bhatti alla coppia di coniugi cristiani, Shahzad e Shama Masih, gettati vivi in una fornace di mattoni nel novembre 2014. Casi che l’imam Azad ha più volte condannato, anche in quanto rappresentante della comunità musulmana. "Ho ricevuto molte minacce a causa delle mie affermazioni a sostegno della comunità cristiana e contro l’abuso della legge antiblasfemia – dichiara il leader religioso islamico ad ACS – Ma continuerò a portare avanti la mia missione, perché è quanto di più il Pakistan ha bisogno oggi".