Città del Vaticano , venerdì, 4. dicembre, 2015 16:39 (ACI Stampa).
E’ la Lumen Gentium il filo rosso che guida le tre prediche di Avvento alla Curia Romana. Padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa Pontificia, parte dalla costituzione conciliare Lumen Gentium per dare un affresco della Chiesa di oggi. Perché “non si accetta Cristo per amore della Chiesa, ma si accetta la Chiesa per amore di Cristo”. Anche di fronte – afferma – ad una Chiesa “sfigurata dal peccato di tanti suoi rappresentanti”.
L’8 dicembre di cinquanta anni fa, Paolo VI chiudeva il Concilio Vaticano II. Per padre Cantalamessa, è l’occasione di riflettere sui principali documenti conciliari, e il punto di partenza è proprio la Lumen Gentium.
Lumen Gentiun ovvero la luce delle genti. E la prima frase dalla Costituzione è proprio “essendo Cristo la luce delle genti”, una frase che fa comprendere – spiega Padre Cantalamessa – “che non si accetta Cristo per amore della Chiesa, ma si accetta la Chiesa per amore di Cristo”.
Insomma, il Concilio Vaticano II dà una visione spirituale e interiore della Chiesa che “non è mai stata negata da alcuno” anche se poi c’è chi l’ha sviluppata in senso orizzontale e sociologico, guardando “più alla comunione dei membri della Chiesa tra di loro che dalla comunione di tutte le membra con Cristo”.
È una chiave di lettura che in fondo permette di comprendere molti dei pensieri post-conciliari, e anche molte delle derive del Concilio, concentrate appunto non tanto su Cristo, ma sulla Chiesa. Non a caso, padre Cantalamessa cita alcune riflessioni del Cardinal Ratzinger nel 1987. Proprio Benedetto XVI, a partire da quelle riflessioni, ha basato tutto il suo pontificato sulla necessità di rimettere lo sguardo su Cristo.