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La Messa del Papa in Sud Sudan. "Siete sale della terra in questo Paese"

E' l'ultima Messa di Papa Francesco in Africa, in Sud Sudan. Ecco l'omelia di Papa Francesco

La Messa del Papa a Giuba |  | Elias Turk / EWTN
La Messa del Papa a Giuba | Elias Turk / EWTN
La Messa del Papa a Giuba |  | Elias Turk / EWTN
La Messa del Papa a Giuba | Elias Turk / EWTN
La Messa del Papa a Giuba |  | Elias Turk / EWTN
La Messa del Papa a Giuba | Elias Turk / EWTN
La Messa del Papa a Giuba |  | Elias Turk / EWTN
La Messa del Papa a Giuba | Elias Turk / EWTN
Nostra Signora d'Africa |  | Elias Turk / EWTN
Nostra Signora d'Africa | Elias Turk / EWTN

E' l'ultima Messa di Papa Francesco in Africa, in Sud Sudan. Una Messa molto partecipata, presso il complesso del Mausoleo “John Garang” a Giuba. "Gesù vi conosce e vi ama; allora, se rimaniamo in Lui, non dobbiamo temere, perché anche per noi ogni croce si trasformerà in risurrezione, ogni tristezza in speranza, ogni lamento in danza". Francesco nell'omelia a Giuba rassicura i fedeli che tutte le sofferenze saranno ripagate e che ognuno di loro è "sale della terra" per il Sud Sudan.

Perchè "siamo sale della terra". "Il sale serve a dare sapore al cibo. È l’ingrediente invisibile che dà gusto a tutto. Proprio per questo, fin dai tempi antichi, è stato visto come simbolo della sapienza, cioè di quella virtù che non si vede, ma che dà gusto al vivere e senza la quale l’esistenza diventa insipida, senza sapore. Ma di quale sapienza ci parla Gesù? Egli utilizza questa immagine del sale subito dopo aver proclamato ai suoi discepoli le Beatitudini: capiamo allora che sono esse il sale della vita del cristiano", dice Papa Francesco.

Ma il sale, oltre a dare sapore, "ha un’altra funzione, essenziale ai tempi di Cristo: conservare i cibi perché non si corrompano, diventando avariati". La Bibbia, però, diceva che c’era un “cibo”, un "bene essenziale che andava conservato prima di ogni altro: l’alleanza con Dio".

"Anticamente, quando delle persone o dei popoli stabilivano tra loro un’amicizia, spesso la stipulavano scambiandosi un po’ di sale; noi che siamo sale, siamo chiamati a testimoniare l’alleanza con Dio nella gioia, con gratitudine, mostrando di essere persone capaci di creare legami di amicizia, di vivere la fraternità, di costruire buone relazioni umane, per impedire che prevalgano la corruzione del male, il morbo delle divisioni, la sporcizia degli affari iniqui, la piaga dell’ingiustizia", commenta Papa Francesco a Giuba.

"Vorrei ringraziarvi perché siete sale della terra in questo Paese. Eppure, dinanzi a tante ferite, alle violenze che alimentano il veleno dell’odio, all’iniquità che provoca miseria e povertà, potrebbe sembrarvi di essere piccoli e impotenti. Ma, quando vi assale la tentazione di sentirvi inadeguati, provate a guardare al sale e ai suoi granelli minuscoli: è un piccolo ingrediente e, una volta messo sopra un piatto, scompare, si scioglie, però è proprio così che dà sapore a tutto il contenuto", dice ancora Francesco.

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"Superiamo quelle antipatie e avversioni che, nel tempo, sono diventate croniche e rischiano di contrapporre le tribù e le etnie; impariamo a mettere sulle ferite il sale del perdono, che brucia ma guarisce", questo il consiglio del Pontefice.

Voi siete la luce del mondo. La seconda immagine usata da Gesù e proposta oggi dal Papa al popolo del Sud Sudan che prega davanti alla statua di Nostra Signora d'Africa. "Noi, che siamo suoi discepoli, siamo chiamati a splendere come una città posta in alto, come un lucerniere la cui fiamma non deve essere spenta. In altre parole, prima di preoccuparci delle tenebre che ci circondano, prima di sperare che qualcosa attorno si rischiari, siamo tenuti a brillare, a illuminare con la nostra vita e con le nostre opere le città, i villaggi e i luoghi che abitiamo, le persone che frequentiamo, le attività che portiamo avanti", aggiunge Papa Francesco.

"Questa terra, bellissima e martoriata, ha bisogno della luce che ciascuno di voi ha, o meglio, della luce che ognuno di voi è!", conclude così il Papa la sua omelia in questa celebrazione in lingua inglese presso il Mausoleo “John Garang” a Giuba.

Le autorità locali stimano circa 70.000 persone presenti alla Messa. 

Al termine della Messa, prima di congedarsi, il Papa recita la preghiera dell'Angelus. Prima pronuncia alcune parole di affetto e ringraziamento per questo paese. "In Sud Sudan c’è una Chiesa coraggiosa, imparentata con quella del Sudan, come ci ricordava l’Arcivescovo, il quale ha menzionato la figura di santa Giuseppina Bakhita: una grande donna, che con la grazia di Dio ha trasformato in speranza la sofferenza patita. Speranza è la parola che vorrei lasciare a ciascuno di voi, come un dono da condividere, come un seme che porti frutto. Come ci ricorda la figura di santa Giuseppina, la speranza, qui specialmente, è nel segno della donna e vorrei ringraziare e benedire in modo speciale tutte le donne del Paese", queste le parole del Papa.
 

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"Alla speranza vorrei associare un’altra parola, la parola di questi giorni pace. Con i miei Fratelli Justin e Iain, che ringrazio di cuore, siamo venuti qui e continueremo ad accompagnare i vostri passi, facendo tutto quello che possiamo perché siano passi di pace, passi verso la pace. Vorrei affidare il cammino della riconciliazione e della pace a un’altra donna. È la nostra tenerissima Madre Maria, la Regina della pace. Ci ha accompagnato con la sua presenza premurosa e silenziosa: la sua statua, qui presente, ci ricorda che Nostra Signora d’Africa è sempre con noi. A lei, che ora preghiamo, affidiamo la causa della pace in Sud Sudan e nell’intero Continente africano. Alla Madonna affidiamo anche la pace nel mondo, in particolare i numerosi Paesi che si trovano in guerra, come la martoriata Ucraina", conclude il Papa.
 
articolo aggiornato alle ore 9.40 dopo la recita dell'Angelus