Le sorgenti del Sud Sudan, per Papa Francesco, sono le “autorità”, chiamate a rigenerare “la vita sociale, le fonti limpide di prosperità e di pace”, ricordando che i figli del Sud Sudan hanno bisogno “di padri, non di padroni; di passi stabili di sviluppo, non di continue cadute”.
È un Paese giovane, che ha vissuto “una infanzia ferita”, ma che oggi deve lasciare il posto “ad una crescita pacifica”. Così, Papa Francesco sottolinea alle autorità che saranno ricordate solo se “avranno fatto del bene” ad una popolazione fanciulla che è stata loro “affidata per servirla”, e che solo da questo si definirà se le generazioni future “onoreranno o cancelleranno” la loro memoria”, perché come “il fiume lascia le sorgenti per avviare il suo corso, così il corso della storia lascerà indietro i nemici della pace e darà lustro a chi opera per la pace”.
Papa Francesco ricorda che “la violenza fa regredire il corso della storia”, e allora “affinché questa terra non si riduca a un cimitero, ma torni a essere un giardino fiorente, vi prego, con tutto il cuore, di accogliere una parola semplice: non mia, ma di Cristo”. Ed è quello che Gesù dice nel Getsemani quando un discepolo sfodera la spada: “Basta”.
E dunque “è ora di dire basta, senza se e senza ma”. “Basta – dice Papa Francesco - sangue versato, basta conflitti, basta violenze e accuse reciproche su chi le commette, basta lasciare il popolo assetato di pace. Basta distruzione, è l’ora della costruzione! Si getti alle spalle il tempo della guerra e sorga un tempo di pace!”
Papa Francesco ricorda che il Paese è una repubblica, e cioè una res pubblica, una realtà pubblica, cosa che significa che “lo Stato è di tutti”, e che dunque chi ha responsabilità maggiori nello Stato si deve mettere al servizio del bene comune.
Lo scopo del potere, dice il Papa, è “servire l’insieme”, resistendo alla tentazione di servirsi del potere “per i propri interessi”. Si deve essere “repubblica” a partire dai beni primari, non riservando a pochi le risorse abbondanti del Sud, ma facendo in modo che siano “appannaggio di tutti,” con piani economici che corrispondano a progetti “per un’equa distribuzione delle ricchezze”.
Papa Francesco poi sottolinea che pilastro fondamentale della repubblica è “lo sviluppo democratico”, che tutela “la benefica distinzione dei poteri”, e che presuppone “il rispetto dei diritti umani, custoditi dalla legge e dalla sua applicazione, così da scongiurare una deleteria impunità, e in particolare la libertà di esprimere le proprie idee”.
Il Papa ricorda che “non c’è pace senza giustizia”, ma anche che “senza libertà non c’è giustizia”, e dunque va data “data a ogni cittadina e cittadino la possibilità di disporre del dono unico e irripetibile dell’esistenza con i mezzi adeguati a realizzarlo”.
Papa Francesco chiede che il processo di pace “non proceda tra alti e bassi”, ricorda che è tempo “di passare dalle parole ai fatti”, di “voltare pagina”, di impegnarsi “per una trasformazione urgente e necessaria”.
“Ci si accordi e si porti avanti l’accodo di pace!”, esorta Papa Francesco. Che poi chiede che il pellegrinaggio ecumenico di pace che sta svolgendo rappresenti “un cambio di passo, l’occasione per il Sud Sudan di riprendere a navigare in acque tranquille, riprendendo il dialogo, senza doppiezze e opportunismi”.
La presenza del Papa, dell’arcivescovo di Canterbury, del moderatore della Chiesa di Scozia Greenshields, devono rappresentare “l’occasione per rilanciare la speranza”, perché tutti comprendano “che non è più tempo di lasciarsi trasportare dalle acque malsane dell’odio, del tribalismo, del regionalismo e delle differenze etniche; è tempo di navigare insieme verso il futuro!”
E ancora, il Nilo a un certo punto si unisce a un altro fiume, il Nilo Bianco, le cui acque chiare danno il nome, e che testimonia, per il Papa, come l’incontro sia alla base della limpida chiarezza delle acque.
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Commenta Papa Francesco: “Questa è la via: rispettarsi, conoscersi, dialogare. Perché, se dietro ogni violenza ci sono rabbia e rancore, e dietro a ogni rabbia e rancore c’è la memoria non risanata di ferite, umiliazioni e torti, la direzione per uscire da ciò è solo quella dell’incontro: accogliere gli altri come fratelli e dare loro spazio, anche sapendo fare dei passi indietro”.
È un atteggiamento “essenziale per i processi di pace”, che diventa indispensabile “per lo sviluppo coeso della società”. E, “per passare dall’inciviltà dello scontro alla civiltà dell’incontro” è decisivo il ruolo dei giovani, ai quali devono essere assicurati “spazi liberi di incontro per ritrovarsi e dibattere”, in modo che prendano “in mano, senza paura, il futuro che a loro appartiene”.
Papa Francesco invita anche a coinvolgere maggiormente le donne nei processi decisionali, e chiede che siano rispettate, perché “chi commette violenza contro una donna la commette contro Dio”.
Il Papa dice che il Sud Sudan ha necessità di ritrovare “la mistica dell’incontro”, andando al di là “dei gruppi e delle differenze”. E ringrazia i missionari, che sono arrivati in quel Paese, insieme agli operatori umanitari, non mancando di sottolineare che comunque in molti di loro, nel mondo, sono perseguitati e martiri.
Papa Francesco ricorda anche le inondazioni e i disastri naturali, occasione per lui per ricordare che occorre prendersi cura del creato, in particolare combattendo “la necessità di combattere la deforestazione causata dall’avidità del guadagno”.
Necessaria, in questo senso, è la lotta alla corruzione, perché questa fa “mancare le risorse necessarie a ciò che più serve”. Questa si supera prima di tutto con il contrasto alla povertà, con il prendersi cura dei cittadini più fragili e disagiati, a partire dai “milioni di sfollati che qui dimorano”.