Quale è stata l’occasione per scrivere il libro?
“L’occasione il viaggio dell’allora don Angelo Roncalli in Calabria, 100 anni fa (novembre 1922). Il futuro papa Giovanni XXIII era stato nominato dal Papa presidente del Consiglio Centrale per l’Italia della Pontificia Opera della Propagazione della Fede. E decide di visitare diverse città. In quel mese compie un viaggio in Calabria, Puglia e Campania con diverse tappe. Don Roncalli era stato chiamato a Roma, un anno prima, nel 1921, da papa Benedetto XV a guidare questa nuova istituzione voluta dal pontefice”.
Per quale ragione Angelo Roncalli visitò la Calabria?
“Lo abbiamo detto prima: don Roncalli entra subito nel suo nuovo compito. Scriverà, infatti, ‘L’Opera della Propagazione della Fede è il respiro della mia anima e della mia vita’. Sul primo numero del bollettino dell’Opera si sofferma su quella che è la realtà missionaria nei primi anni del Novecento: ‘di 1.725.000.000 anime che oggi vivono nel mondo non ascendono a più che 320.000.000 quelle che professano la vera religione di Gesù Cristo.
Dunque, nel mondo sono ancora più le tenebre che la luce. A moltissimi, alla quasi generalità dei cristiani non passa per la mente che uno dei doveri sacri della nostra professione religiosa sia quello di contribuire con ogni mezzo alla diffusione di questa luce divina che è Gesù a diradare le tenebre, che incombono ancora sul mondo’.
Appena arriva a Roma dalla sua Bergamo (era nato a Sotto il Monte) don Roncalli pensa subito alla massima diffusione e conoscenza di quest’opera e i viaggi sono un mezzo di conoscenza e di informazione e durante i quali ebbe modo di conoscere le molteplici sfaccettature delle chiese locali che visitò per sensibilizzare e ravvivare l’attenzione all’ideale e alle attività missionarie della Chiesa.
Venne a contatto con vescovi, sacerdoti, seminaristi, circoli o gruppi dell’Opera della Propagazione della Fede, raccogliendone testimonianze che non avrebbe mai dimenticato. Quel viaggio in Calabria fu un viaggio significativo che dette a Roncalli la possibilità di conoscere da vicino le diocesi calabresi dopo il terremoto del 1908, che aveva distrutto l’intera zona di Reggio Calabria coinvolta nell’emergenza del terremoto in tutta l’estensione del suo territorio e le cui conseguenze negative hanno avuto ripercussioni sul clero, i religiosi, le associazioni, i luoghi di culto, le istituzioni di formazione, etc. con migliaia di morti anche tra il clero”.
Quale impressione ebbe da tale visita?
“Il viaggio, come dicevamo, è stata occasione per conoscere la Calabria e per incontri con tante persone «buone e generose» dai quali ha ricevuto anche tanti conforti spirituali che non dimenticherà… Il giudizio finale è complessivamente positivo e pieno di speranza, nonostante abbia visto persino i baraccati del terremoto del 1908 Roncalli rileva, con molto dispiacere la situazione di povertà che si vive nei paesi e nelle città calabresi senza dimenticare, però, anche situazioni di ‘povertà’ del clero locale”.
Quale era la sua ‘devozione’ per san Francesco di Paola?
“Don Angelo Roncalli rimase molto colpito dalla vista a Paola del 1922 e sarà lui stesso, 40 anni dopo, a proclamare san Francesco di Paola Patrono della Calabria. Il documento pontificio, ‘Lumen Calabriae’ del 2 giugno 1962, è di particolare interesse. Il papa scrive che la lettera resti sempre immutata, valida e sempre efficace”.
Lei ha dedicato a san Giovanni XXIII anche un altro libro (‘Mi colmò di grazie senza fine’), che raccoglie le principali preghiere recitate ogni giorno dal Papa: quali preghiere recitava?
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“Papa Giovanni XXIII era molto dedito alla preghiera e recitava le preghiera di tutti con molta devozione come aveva imparato in famiglia. In molti testi suoi (come si evince dal libro) prega per particolari circostanze mettendo tutto sotto lo sguardo di Dio”.