Kinshasa , giovedì, 2. febbraio, 2023 17:35 (ACI Stampa).
Nel giorno dedicato alla vita consacrata il Papa incontra i religiosi della Repubblica democratica del Congo e ricorda: "Ecco che cosa significa essere servitori del popolo: preti, suore, missionari che hanno sperimentato la gioia dell’incontro liberante con Gesù e la offrono agli altri. Ricordiamocelo: il sacerdozio e la vita consacrata diventano aridi se li viviamo per “servirci” del popolo invece che per “servirlo”. Non si tratta di un mestiere per guadagnare o avere una posizione sociale, e nemmeno per sistemare la famiglia di origine, ma è la missione di essere segni della presenza di Cristo, del suo amore incondizionato, del perdono con cui vuole riconciliarci, della compassione con cui vuole prendersi cura dei poveri".
L'incontro si è svolto nella Cattedrale di Notre-Dame du Congo, a Kinshasa, un’edificio del 1947, quando il Paese era ancora sotto il dominio coloniale belga ispirata all’architettura Art Déco degli anni ’30. All'interno c'è un cimitero con le tombe dei vescovi che hanno guidato la locale comunità cristiana.
Al suo arrivo il Papa è stato accolto dal Cardinale Arcivescovo di Kinshasa e dal parroco e ha sostato davanti alle tombe degli Arcivescovi defunti.
Nonostante le tante sfide "c’è anche tanta gioia per il servizio al Vangelo e sono numerose le vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata" ha detto il Papa. Aggiungendo: "l’abbondanza della grazia di Dio, che opera proprio nella debolezza e che vi rende capaci, insieme ai fedeli laici, di generare speranza nelle situazioni spesso dolorose del vostro popolo". E per fare questo il Papa invita a "vincere la mediocrità spirituale" con la preghiera e la frequentazione dei Sacramenti. E pi la sfida di "vincere la tentazione della comodità mondana, di una vita comoda in cui sistemare più o meno tutte le cose e andare avanti per inerzia, ricercando il nostro confort e trascinandoci senza entusiasmo". E poi, dice il Papa "che bello essere luminosi nel vivere il celibato come segno di disponibilità completa al Regno di Dio! Non accada invece che in noi si trovino, ben piantati, quei vizi che vorremmo sradicare negli altri e nella società".
Fondamentale quindi la formazione per non diventare "funzionari" ma "testimoni". Fondamentale la fraternità "mai in guerra; testimoni di pace, imparando a superare anche gli aspetti particolari delle culture e delle provenienze etniche, perché, come affermò Benedetto XVI rivolgendosi ai sacerdoti africani, «la vostra testimonianza di vita pacifica, al di là delle frontiere tribali e razziali, può toccare i cuori» (Esort. ap. Africae munus, 108)".