Città del Vaticano , lunedì, 30. gennaio, 2023 12:30 (ACI Stampa).
Il Sinodo non ha nessuna agenda, e non la hanno nemmeno le Assemblee Sinodali Continentali che si terranno nei prossimi giorni e che porteranno delle conclusioni da restituire alle Chiese particolari, prima che la Segreteria Generale del Sinodo le riassuma nell’Instrumentum Laboris del Sinodo 2023-2024 sulla sinodalità. I cardinali Mario Grech e Jean-Claude Hollerich, rispettivamente segretario generale del Sinodo e relatore generale del Sinodo 2023 – 2024, prendono carta e penna e scrivono ai vescovi di tutto il mondo, per spiegare le loro responsabilità in questo sinodo che “da evento a processo”.
Era probabilmente un intervento necessario, considerando sia le preoccupazioni diffuse, sia le tensioni che si sono create con i cammini sinodali di alcune Chiese locali, slegati però dal processo sinodale avviato dal Papa. E, al di là delle inclusione e partecipazione, viene rimesso al centro anche il ruolo del vescovo, che è chiamato a prendere le decisioni. Non a caso, i vescovi, dopo l’assemblea continentale, sono chiamati a riunirsi tra loro già dal documento di lavoro della Tappa Continentale.
I cardinali Grech e Hollerich notano che la Episcopalis Communio, la costituzione apostolica che riguarda la riforma della Curia Vaticana e del Sinodo dei vescovi, “lungi dall’indebolire una istituzione episcopale, nel momento in cui evidenzia il carattere processuale del Sinodo, rende ancora più cruciale il ruolo dei Pastori e la loro partecipazione alle diverse fasi”.
I cardinali rispondono a quanti “presumono di sapere già ora quali saranno le conclusioni dell’Assemblea Sinodale”, e anche a quanti vorrebbero “imporre al Sinodo un’agenda, con l’intento di orientare la discussione e condizionarne i risultati”.
Tutto questo a in contrasto con “la logica che regola il processo sinodale”, che è quella di “tracciare una rotta comune a partire dal contributo di tutti”. Il processo del Sinodo, che include le assemblee continentali, ma che poi prevede un ritorno alle conferenze episcopali e quindi alla Segreteria generale del Sinodo, fa sì che non si possa, né debba “strumentalizzare l’Assemblea” né “disconoscere la consultazione del Popolo di Dio”.