Pechino , venerdì, 27. gennaio, 2023 10:00 (ACI Stampa).
Ci sono due eventi chiave per la Chiesa cinese nel 2007: l’ordinazione episcopale di Giuseppe Li Shan, nominato arcivescovo di Pechino con l’approvazione della Santa Sede, e la morte dell’arcivescovo Fue Tieshan, che fu una figura chiave della Chiesa patriottica legata a Pechino. La scelta di Li Shan fu, allora, un segno di buona volontà da parte del governo cinese e anche della Santa Sede, che arrivavano ad un accordo su un vescovo ufficiale, ma non così duro nelle posizioni pubbliche. Ora, il governo di Pechino celebra il vescovo Li Shan con una mostra che sembra voler piuttosto riaffermare la sua posizione decisionale.
A mettere in luce come la mostra rappresentasse prima di tutto una espressione della sinicizzazione del Paese è stata per prima l’agenzia del PIME Asia News, che ha pubblicato foto provenienti dall’account WeChat (la chat di messaggistica più popolare di Cina) dell’arcidiocesi di Pechino. In un mondo in cui ogni dettaglio significa qualcosa, infatti, il modo in cui la mostra è stata pensata ha un significato ben preciso.
C’è un dato da non sottovalutare. L’arcivescovo Li Shan è stato nominato presidente dell’Associazione Patriottica, ovvero l’organismo governativo che raggruppa i vescovi fedeli alla Cina. Anche la sua nomina è stata considerata un segnale di disgelo, proprio in virtù del fatto che Li Shan divenne arcivescovo di Pechino con l’approvazione di Roma. La sua elezione avvenne poco prima del rinnovo dell’accordo provvisorio per la nomina dei vescovi stipulata tra Santa Sede e Cina.
Dopo l’accordo, però, ci sono stati momenti di tensione quando Pechino ha installato un vescovo in una diocesi non riconosciuta da Roma. Una decisione che suscitò una dura reazione della Santa Sede, con una nota pubblicata il 26 novembre con un duplice scopo: far comprendere al governo cinese che, nonostante l’accordo, la Santa Sede non manca di notare quando ci sono delle violazioni; e mettere in luce la buona fede della Santa Sede, che rimaneva in attesa di risposta puntando ad un dialogo costruttivo.
Ma la decisione di Pechino era anche un modo di “mostrare i muscoli”, anche perché la Santa Sede avrebbe rifiutato un possibile vescovo proposto da Pechino durante il negoziato per il rinnovo dell’accordo. La Cina, poi, ha fatto sapere di voler continuare il dialogo con la Santa Sede.