Ma Gelasio, spiega Gänswein, andava oltre: “aggiunse che, per diritto divino, l’imperatore di Costantinopoli a lui, al successore di Pietro, era comunque un poco subordinato. Infatti, non dovevano forse gli stessi sovrani assoluti ricevere umilmente i sacramenti dalle mani di ogni sacerdote? Quanto più, allora, l’imperatore aveva il dovere di mostrare umiltà verso il Papa, la cui sede episcopale sovrasta ogni altra?
Era una pretesa enorme. E così non c’è da meravigliarsi se in quel momento l’imperatore bizantino reagì facendo spallucce.
E tuttavia la “dottrina delle due spade” – così che da quel momento in poi si chiamò la pretesa di Gelasio basata sulla sua lettera – per circa seicento anni caratterizzò il rapporto tra Chiesa e stato.”
In pratica però “il Papa inerme – inaspettatamente e impavidamente – negò al più potente signore della terra il diritto di regnare anche sulle anime dei suoi sudditi” così “la Chiesa romana andò costituendosi come la decisiva forza ordinatrice dell’Occidente.”
Anche da questo parte la visione della Chiesa nella storia del cardinale Sarah secondo Gänswein.
E oggi il cardinale africano, come Papa Gelasio, “vede come oggi di nuovo molti stati, con tutto il potere e la forza, pretendono di disporre anche di quel “potere spirituale” che un tempo la Chiesa, in un lungo processo e per il bene dell’intera società, gli aveva sottratto.
Perché se oggi gli stati dell’Occidente, seguendo la regia di gruppi di pressione che agiscono a livello globale, vogliono progressivamente scardinare il diritto naturale e pretendono essi stessi di decidere sulla natura dell’uomo – come dimostrano i programmi assolutamente ideologici del gender-mainstreaming –, se le cose stanno così, allora non si tratta solo di una fatale ricaduta nel dominio dell’arbitrio, si è in presenza soprattutto di una nuova forma di assoggettamento a quella tentazione totalitaria che sempre, come un’ombra, ha accompagnato la nostra storia.”
In “Dio o niente” il cardinale insite proprio “che la Chiesa non soccomba di fronte allo spirito dei tempi, anche se questo spirito si mimetizza e si traveste da scienza, come già accadde con il marxismo e il razzismo.
E anche mai più dovrà esserci il potere totale di una qualsivoglia istituzione. E tale potere totale non spetta né allo stato, né allo spirito di tempi, e naturalmente nemmeno alla Chiesa. A Cesare, quel che è di Cesare. Assolutamente. Ma a Dio quel che è di Dio! Il Cardinal Sarah oggi tiene ferma questa distinzione, da solo, schietto e impavido”.
Il libro diventa così davvero “radicale” aggiunge l’arcivescovo “nel senso etimologico della parola: radix in latino significa “radice”; ed è proprio alle radici, alle radici della nostra fede che ci riconduce questo libro. È la radicalità del Vangelo che lo ispira. L’Autore è persuaso che “uno dei compiti più importanti della Chiesa consiste nel far riscoprire all’Occidente il volto radioso di Gesù”.” Così, prosegue Gänswein, Sarah “ci apre gli occhi sul fatto che le nuove forme di ateismo e d’indifferenza verso Dio non sono semplicemente trascurabili strade sbagliate nell’ambito del pensiero. Nelle profonde trasformazioni morali delle nostre società egli scorge una minaccia mortale per la stessa civiltà umana.”
Ecco che allora la visione di Sarah si fa profetica perché “quel Vangelo che un tempo ha trasformato le culture oggi rischia di essere esso stesso trasformato dalle così dette “realtà della vita”. Per duemila anni la Chiesa con la forza del Vangelo ha civilizzato il mondo. L’inverso non funzionerà. La rivelazione non deve essere adattata al mondo. Il mondo vuole fagocitare Dio, ma Dio vuole guadagnare noi e il mondo.”
E al cardinale non interessano le “singole questioni controverse, ma la fede nella sua interezza”. Ecco perchè è un libro per l’ Anno Santo, che si apre l’8 dicembre a Roma, ma si è aperto il 29 novembre proprio nel continente di origine del cardinale Sarah: l’ Africa. “Potremo trarre da questo libro insegnamenti estremamente preziosi sull’essenza della misericordia” e questo perché, conclude Gänswein, “il cardinale Sarah è uno che ama. Ed è un uomo che qui mostra in quale opera d’arte Dio vuole trasformarci se non resistiamo alle sue mani d’artista. Il suo è un libro su Cristo. È una confessione. Dobbiamo immaginarne il titolo come fosse un sospiro di felicità: Dio o niente!”
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