Città del Vaticano , mercoledì, 18. gennaio, 2023 14:00 (ACI Stampa).
C’è il caso di George Floyd, vittima il 25 maggio 2020 di un omicidio extragiudiziale ad opera di Derek Chauvin, che sarà il primo poliziotto ad essere incriminato per l’omicidio di un uomo di colore. Ma c’è anche una storia di razzismo più ampia, che tocca anche i nativi americani, perché 38 furono uccisi alla fine del XIX secolo in quella che è la più grande esecuzione di massa di nativi americani. Il Minnesota, nel cuore degli Stati Uniti, racconta una storia che deve fare i conti con squilibri e razzismo. E viene da lì il sussidio per la Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani.
I testi del sussidio sono stati pubblicati alla vigilia della Settimana, che va tradizionalmente dal 18 al 25 gennaio. La data è stata proposta nel 1908 da padre Paul Watson, perché è compresa tra la Cattedra di San Pietro e la Conversione di San Paolo. Nell’emisfero Sud, però si preferiscono altre date, considerando che gennaio è il tradizionale mese di vacanza, e spesso la settimana viene celebrata nella settimana di Pentecoste, come suggerito dal movimento Fede e Costituzione nel 1926.
I suggerimenti di preghiera sono densi di suggestioni simboliche, Vengono riproposti l’inno Wakantanka taku nitawa cantato dai nativi americani quando venivano impiccati a Mankato il 26 dicembre 1862, si dà grande importanza simbolica all’acqua e alla pietra, seguendo proprio la tradizione dei nativi americani, e si lavora molto sul concetto di giustizia, che è poi quello del tema di quest’anno, tratto da un brano del profeta Isaia: “Imparate a fare il bene; cercate la giustizia”.
Un brano, si legge nel sussidio, scritto in un momento in cui “l’ingiustizia e la disuguaglianza avevano portato a divisioni e discordie”, per cui “il profeta denunciava le strutture politiche, sociali e religiose e l’ipocrisia nell’offrire sacrifici a Dio mentre si opprimevano i poveri. Isaia si pronunciava vigorosamente contro i capi corrotti e a favore degli svantaggiati, riponendo la giustizia e la rettitudine solo in Dio”
Isaia – si legge ancora nel sussidio – “insegnava che Dio chiede rettitudine e giustizia da tutti noi, in ogni momento e in tutte le sfere della vita. Il mondo di oggi ripropone, in molti modi, le sfide della divisione che Isaia fronteggiò nella sua predicazione”.