Faenza , sabato, 7. gennaio, 2023 12:30 (ACI Stampa).
“Se vuoi la pace, prepara istituzioni di pace”. È già nel titolo il senso dell’ultimo lavoro del vescovo Mario Toso di Faenza-Modigliana, già segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace ed esperto della dottrina sociale della Chiesa. La guerra in Ucraina, infatti, ha suscitato nuovi interrogativi, tra cui spicca quello di trovare un modo cristiano di approcciare non solo la guerra, ma soprattutto, la costruzione di una pace che sia duratura e giusta. Con una nota: che la legittima difesa non porta escalation nel conflitto, semmai contiene, e dunque non solo questa legittima difesa è necessaria, ma è anche parte di quella che sarà la costruzione di pace.
Il vescovo Toso parla di una “etica della pace” globale, che emerge a partire dalla costituzione conciliare Gaudium et Spes e che porta a “nel riconoscere come accettabili sia il ricorso alla forza per la legittima difesa individuale e collettiva sia l’azione non violenta attiva e creatrice”.
Sono opzioni però che hanno “condizioni molto strette che ne definiscono la legittimità morale. In breve, la legittima difesa dev’essere al servizio della giustizia, nella coerenza dell’uso di mezzi omogenei col fine, fintantoché l’azione non violenta non potrà abolire il diritto di ogni cittadino, specialmente dei deboli e degli innocenti, d’essere protetti dallo Stato a mezzo della forza se necessario”.
Ma a questa dottrina, Giovanni Paolo II arrivò addirittura a parlare di ingerenza umanitaria, nota il vescovo Toso, sorpassando “il diritto alla non-ingerenza negli affari interni di uno Stato”.
Come applicare tutto questo alla situazione odierna in Ucraina? La dottrina sociale riconosce un diritto alla legittima difesa, e anche l’invio di armi può essere considerato legittimo. Ma – argomenta il vescovo Toso – “la vera risposta non sono altre armi, altre sanzioni, altre alleanze politico-militari, ma un’altra impostazione del pensiero, un modo diverso di governare il mondo ormai globalizzato, un modo diverso di impostare le relazioni internazionali. Occorre abbracciare una cultura della cura dell’altro. Con la guerra nessuno vince. Con la guerra tutto si perde, tutto. Occorre sconfiggere la guerra. La soluzione è lavorare insieme per la pace, fare delle armi, come dice la Bibbia, strumenti per la pace”.