Arie Folger scrive che la tesi di Benedetto che la teoria della sostituzione non ha mai fatto parte della dottrina della Chiesa è un “revisionismo antistorico”, a proposito del tema dell’Alleanza il Rabbino si chiede se gli ebrei debbano “subire delle missioni imposte” e sulla questione della Terra promessa e lo Stato di Israele si dice fortemente contrario alla “devalorizzazione teologica del sionismo”.
Il Papa risponde a questo articolo il 23 agosto del 2018 con una lettera personale al Rabbino. Un testo semplice che dimostra proprio la necessità di approfondimento delle tesi che Benedetto aveva anticipato.
Cristianesimo ed ebraismo si dividono nella accettazione di Gesù. Un dibattito che non è stato spesso o sempre condotto dai cristiani in modo rispettoso dell’altra parte.
Sul dibattito sulla interpretazione della Bibbia del Popolo ebreo Benedetto rimanda al testo del 2001 della Pontificia Commissione biblica “Il popolo ebreo e le sue Sacre Scritture nella Bibbia cristiana”, e poi chiarisce il suo pensiero senza chiudere al dibattito, ma aprendo a nuove riflessioni.
La promessa messianica è sempre un oggetto di controversia. Mosè parla faccia a faccia con Dio come un amico, Gesù è figura centrale perché da del “tu” a Dio.
Così il “tempo della Chiesa” è un po’ come i quaranta anni nel deserto per Israele. Un tempo per esercitare la libertà dei figli di Dio.
A proposito delle obiezioni sulla questione dello Stato di Israele Benedetto aggiunge: si tratta di uno stato laico che ha dei fondamenti religiosi. Ma per i padri da Ben Gurion a Golda Meier era evidente che lo stato fosse laico semplicemente perché era il solo modo nel quale potesse sopravvivere.
E conclude con un passaggio interessante in risposta alla difesa della Halaka del Rabbino di Vienna. In materia di morale e di culto c’è una unità che possiamo vedere oggi più di prima, molto grande tra Chiesa e Israele. Anche se oscurata nei secoli dal rifiuto di Lutero alla Legge combinato con un un marcionismo pseudo religioso e con il quale il dibattito on è ancora iniziato. E lì il Papa vede una opportunità nuova di dialogo ebraico cristiano.
Rav Folger risponde a sua volta a Benedetto XVI il 4 settembre e parte proprio da questo terzo punto: la morale e il culto. Unire le forze, dice, contro la secolarizzazione.
Anche sulla natura dello Stato di Israele riconosce la necessaria laicità per poter meglio gestire la politica, ma certo ha un significato religioso per molti ebrei nella diaspora.
Infine il tema dell’Alleanza. Benedetto dice che il dialogo tra ebrei e cristiani non si conclude nella storia, la conclusione appartiene a Dio alla fine della storia.
Il Rabbino risponde che il tema dell’Alleanza mai revocata è utile per combattere l’antisemitismo e lega tutte le forme di antisemitismo anche nella Chiesa all’idea di “sostituzione”.
Iscriviti alla nostra newsletter quotidiana
Ricevi ogni giorno le notizie sulla Chiesa nel mondo via email.
Nell'ambito di questo servizio gratuito, potrete ricevere occasionalmente delle nostre offerte da parte di EWTN News ed EWTN. Non commercializzeremo ne affitteremo le vostre informazioni a terzi e potrete disiscrivervi in qualsiasi momento.
Conclude con l’augurio che questa corrispondenza “contribuirà a rafforzare e approfondire il dialogo” e fare crescere le azioni per una società migliore.