Advertisement

La pace ha una culla e questa è l’amore. Maria Santissima Madre di Dio

Il commento al Vangelo domenicale di S. E. Mons. Francesco Cavina

Maria Ss.ma Madre di Dio |  | pd Maria Ss.ma Madre di Dio | | pd

Tutte le feste della Madonna sono grandi, ma tutte trovano la loro origine da quella che celebriamo oggi: la divina maternità della Vergine Maria. Nella prima lettura abbiamo ascoltato le parole: Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge. Il Figlio di Dio, dunque, non è piovuto dal cielo sulla terra all’improvviso, ma si è reso presente all’umanità ricevendo, come ognuno di noi, una carne umana nel grembo di una madre. Cristo, dunque, in quanto Dio, esiste da sempre, in quanto uomo esiste perchè nato  da una Donna.

La Vergine Maria non è solo Madre di Dio, ma, come ci ricorda la preghiera della santa Messa dopo la Comunione, è anche Madre nostra. La Sua maternità nei nostri confronti assume la caratteristica dell’intercessione. Per questo motivo la Vergine Santissima dal popolo fedele è riconosciuta e invocata come Avvocata, Ausiliatrice, Soccorritrice e Mediatrice.

La Chiesa, celebrando all’inizio di ogni nuovo anno civile la solennità della Madre di Dio, intende porre il nostro futuro e quello dell’umanità nelle mani della Vergine Maria. Tra le tante grazie che possiamo chiederle, oggi siamo invitati ad invocare il dono della pace. Dio, infatti, ha creato l’uomo non per vivere nella violenza, ma per godere della gioia che nasce dalla fraternità e dalla concordia. L’aspettativa della pace è, purtroppo,  continuamente smentita dalla realtà. Infatti, le guerre, le competizioni, le divisioni tra nazioni, popoli e persone hanno segnato e continuano a segnare, a volte in maniera drammatica, la storia dell’umanità. Quando ci si trova in questi contesti compagne di vita divengono la sofferenza e la morte, la tristezza ed il pianto, e i tempi - per usare un’espressione di Sant’Agostino - si fanno “penosi” e “cattivi”. Tuttavia, il grande santo non si limita a rilevare la  situazione negativa dei tempi, ma propone anche una via di uscita che individua nella responsabilità personale. Dice: …cerchiamo di vivere bene e i tempi saranno buoni. I tempi siamo noi; come siamo noi così sono i tempi” (S. Agostino, Sermo 80).

I tempi, dunque, dipendono da noi. Se viviamo facendo il bene i tempi saranno buoni, mentre se facciamo il male i tempi saranno cattivi. Ora, come fare per vivere bene? Il Papa nel suo messaggio per la Giornata Mondiale per la Pace ci ricorda che Il virus della guerra è più difficile da sconfiggere di quelli che colpiscono l’organismo umano, perché esso non proviene dall’esterno, ma dall’interno del cuore umano, corrotto dal peccato”. E’ il peccato, dunque, che è all’origine dell’inimicizia tra l’uomo e Dio, tra un uomo e un altro uomo, tra un popolo ed un altro popolo. Solo il Signore può liberarci dal male presente in noi e per farlo Egli ha percorso la via dell’amore giungendo a perdonare i suoi nemici, tra i quali, non dimentichiamolo, ci siamo anche noi con il nostro peccato. Con il suo esempio, Gesù ci insegna che l’amore trova la sua perfezione nel perdono, il quale non è opera umana, bensì divina. Tuttavia, quando il Signore Gesù viene accolto nella nostra vita Egli ci coinvolge nel suo esserci “per gli altri”, fino a rendere possibile ciò che umanamente è impossibile: perdonare. Con il perdono le divisioni vengono ricomposte, la sete di vendetta viene cancellata, il rancore e gli odi, che spesso intaccano anche le relazione all’interno della comunità cristiana, vengono estinti, le ferite dell’anima vengono sanate…e così si iniziano cammini di bene sia personali che comunitari.

Concludiamo questa nostra riflessione con un pensiero grato e riconoscente al caro e amato Papa Benedetto XVI che, dopo una straordinaria esistenza terrena, il Signore lo ha chiamato a ricevere il premio riservato ai suoi servi fedeli, buoni e saggi. Siamo addolorati e tristi per avere perso un tenero padre ed una guida sicura qui in terra. Tuttavia, non ci sentiamo soli perchè Egli continuerà ad essere presente con il suo straordinario ed inarrivabile pensiero teologico, che ha al suo centro Cristo, cuore del mondo e principio e fine della realtà. Inoltre, partecipando alla solenne e festosa liturgia del cielo continuerà ad intercedere per la Chiesa, da lui amata e servita con l’unico ardente desiderio di fare vedere il Volto amato del suo Signore.

Advertisement

In quest’ora dolorosa per tutta la Chiesa e per le tante persone di buona volontà, mi piace riportare quanto disse un anno fa in merito alla sua morte. Poche parole che esaltano la bellezza della fede, confessano l’amicizia di Cristo, testimoniano la sua speranza: Disse: «In vista dell’ora del giudizio mi diviene così chiara la grazia dell’essere cristiano. L’essere cristiano mi dona la conoscenza, di più, l’amicizia con il giudice della mia vita e mi consente di attraversare con fiducia la porta oscura della morte».

Caro Papa Benedetto, il tuo sorriso mite e riservato, quando sei giunto davanti al Signore, sarà diventato un sorriso aperto che avrà illuminato il tuo volto, perchè finalmente ti sei sentito definitamente amato da Colui che è stato il “Desiderato” di tutta la tua vita.

Raccogliamo l’invito e la testimonianza di Papa Benedetto a vivere l’amicizia di Gesù, il Dio che si è fatto bambino per noi! Con l’amicizia di Cristo tutto è possibile; con l’amicizia di Cristo tutto si riveste di una straordinaria luce di senso e di bellezza; con l’amicizia di Cristo tutto, anche la porta oscura della morte può essere affrontata con fiducia perchè essa, come credeva Papa Benedetto non è “per una fine, ma per un Incontro”!

Buon anno, allora, perché un anno con Cristo non può che essere, senza dubbio, un anno in tutto e per tutto, e per tutti coloro che lo vivranno nella sua amicizia e compagnia, un anno decisamente buono!