Monaco , venerdì, 30. dicembre, 2022 12:30 (ACI Stampa).
In Baviera, ai piedi delle Alpi tedesche, sorge la Wieskirche, la “chiesa sul prato”, un gioiello del barocco bavarese che da tre secoli è meta di pellegrinaggi da tutto il mondo. Don Florian Geis, come curato della chiesa, assiste quotidianamente al miracolo di semplici turisti a caccia di opere d’arte che si trasformano in pochi minuti in devoti pellegrini.
Don Geis, dal 2021 lei è curato della Wieskirche di Steingaden. Spieghi brevemente i suoi compiti, soprattutto come responsabile del pellegrinaggio.
«Sono responsabile dei pellegrini che vengono qui per motivi religiosi. Mi è permesso di accogliere i pellegrini, che spesso camminano per giorni a piedi, e di celebrare con loro la funzione del pellegrinaggio. Sono anche responsabile dei colloqui individuali che mi è permesso avere come pastore all'interno e all'esterno della chiesa. Molte persone mi parlano delle loro preoccupazioni, dei loro bisogni, delle loro paure, delle loro malattie e del loro dolore. Anche l’offerta del sacramento della confessione viene accettata volentieri. Per me è importante che non si faccia una grande distinzione tra pellegrini e turisti. Ognuno, in quanto figlio di Dio amato, esce dalla chiesa come una persona diversa da quella che è entrata».
Il pellegrinaggio alla Wieskirche iniziò nel 1738, quando la famiglia Lory scoprì delle lacrime sulla statua lignea del Cristo flagellato. Da questo miracolo come ha avuto poi origine il pellegrinaggio?
«Il 4 maggio 1738, la famiglia Lory portò una statuetta di legno del Salvatore flagellato dalla fattoria del monastero di Steingaden fino al terreno incolto "auf der Wiß" (sul prato, ndr), una radura in mezzo a una brughiera e a un bosco. Qui la famiglia gestiva una piccola fattoria, che forniva un reddito molto modesto. L’immagine era collocata nella camera da letto e serviva come immagine devozionale per la preghiera quotidiana. Sei settimane dopo, il 14 giugno, durante la preghiera serale Maria Lory scoprì delle gocce sul volto del Cristo flagellato, che pensò fossero lacrime. Dopo che l'evento si ripeté la mattina successiva, la donna lo riferì prima al suo confessore e poi all'abate, il quale ordinò alla coppia di tacere finché non fosse stato provato che si trattasse davvero di un miracolo. Ma la notizia del "miracolo delle lacrime" si diffuse rapidamente e in breve tempo si sviluppò un movimento di pellegrinaggio "alla Wiß". Già due anni dopo si contavano 1500-2000 pellegrini che attraversavano la zona impervia per raggiungere la statuetta».