Tolentino , lunedì, 19. dicembre, 2022 16:00 (ACI Stampa).
A Tolentino torna il Premio letterario con cadenza biennale, ideato dal Circolo culturale ‘Tullio Colsalvatico’, con il sostegno dell’amministrazione comunale, che è giunto alla nona edizione ed è riservato a racconti inediti con contenuto umoristico, come ha spiegato il presidente Franco Maiolati: “E’ anche un omaggio a Tullio Colsalvatico, uno dei cittadini più illustri: poeta, scrittore, uomo di grande spessore culturale, impegno sociale e qualità umane, riconosciuto Giusto fra le Nazioni nel 2009, sottolineando l’umorismo che esprime in gran parte della sua opera narrativa. Quell’umorismo che, con la geniale idea dell’allora sindaco Luigi Mari nel 1962, viene espresso dalla famosa Biennale internazionale dell’umorismo nell’arte e che rende Tolentino luogo della civiltà del sorriso”.
Perché l’umorismo è un modo di guardare la realtà?
“C’è una riduzione dell’umorismo che non soddisfa l’idea che noi ne abbiamo: viene visto, un po' come accade per la poesia, come una via di fuga, una evasione dalla vita e dalle circostanze che non ci piacciono; un modo di mettere la testa sotto la sabbia o di volare talmente alto che la terra non si vede più. Ma se così è, allora, non ci resta che piangere, perché la realtà incombe anche se noi facciamo finta. Invece l’umorismo nasce proprio dalla attenta osservazione di sé nella realtà, in cui scopriamo certamente che noi siamo pieni di limiti e di peccati e cerchiamo di far andare tutto secondo progetto. Ma il nostro è semplicemente un tentativo ironico, cioè pieno della coscienza che il nostro limite, le nostre cadute non sono l’ultima parola sulla nostra vita, in cui riconosciamo una misericordia che ci abbraccia. Per questo possiamo anche ridere di ciò ed in ciò che ci accade”.
In quale modo Tullio Colsalvatico guardava la realtà?
“Il dato che colpisce molto, incontrando Colsalvatico, è il suo profondo attaccamento alla realtà, la sua costante curiosità verso ciò che osserva, l’essere sempre pronto di fronte a tutto ciò che incontra con una domanda su di sé: ‘cosa posso fare io?’ E la risposta poteva essere lo scrivere una poesia, un aforisma, un racconto, raccogliere intorno a sé persone con cui affrontare un problema particolare, scrivere a chi poteva per chiedere di fornire soluzioni, muoversi nascostamente per aiutare chi era nel profondo bisogno (fino a rischiare la propria vita per trovare documenti falsi e rifugio ad un gruppo di ebrei, salvandoli dal rastrellamento e campo di concentramento – per questo è stato riconosciuto Giusto fra le Nazioni nel 2009)”.