Ma non serve attardarsi con vane illusioni o strategie senza discernimento dei segni dei tempi: la crisi è spirituale e, dunque, necessita di una robusta risposta spirituale, a livello ecclesiale e sociale, culturale e politico. Occorre tornare a pregare Dio per avere ‘strategia’ e dunque tornare ad ascoltare la voce dello Spirito che parla attraverso la Parola. Senza questo ‘metodo’ anche nei Sinodi in corso potremmo dire di ‘ascoltare lo Spirito’, ma in realtà più che volontà di Dio ascolteremmo le voglie di uomini e donne.
Occorre rischiare con la fede e con un livello di Parola più profondo, confidando nel potere dello Spirito e non sulle nostre forze, valorizzando tutti i carismi e i ministeri che ci sono concessi. Non è questo il momento di rassettare le reti o di conservare i talenti in attesa di tempi migliori. Non possiamo fare delle ‘mascherine’ (a cui siamo ricorsi in chiave anticovid) maschere per la nostra fede, per la nostra fraternità, per la nostra carità, per la missione.
Il mondo ha bisogno della luce del Vangelo e del volto luminoso e appassionato dei credenti in Cristo. Giubileo indica ‘gioia’, deve sempre indicare gioia! Giubileo è gioia cristiana, effetto dell’’amore effuso nei nostri cuori, dallo Spirito, dalla sua unzione sacramentale e carismatica, con la quale noi siamo ancora mandati nel mondo per essere testimoni e non spettatori delle meraviglie di Dio Padre”.
Quale ‘cultura della Pentecoste’ è necessaria oggi?
“Questo Anno speciale, unitamente alle numerose Iniziative promosse in ogni Regione con metodo sinodale, ha visto la narrazione delle tante anime che hanno contraddistinto la nascita e la crescita del Movimento. Con una lettura ampia, ecclesiale, della storia di questa corrente di grazia, si sono evidenziate le peculiarità ‘carismatiche’ proprie del Rinnovamento nel suo diffondersi, storicizzarsi e tipicizzarsi nella Chiesa e nel mondo.
Nel calendario di eventi che hanno scandito questi mesi, secondo uno stile ‘diffuso’ sul territorio (ben 36 le Scuole Regionali estive di formazione) a partire dai 60 Pellegrinaggi Nazionali delle Famiglie per la Famiglia nelle Diocesi, in occasione del X Incontro Mondiale delle Famiglie, e unitamente al rilancio di Scuole ed Eventi nazionali legati agli Animatori dei Ministeri, alle Famiglie, ai Giovani, ai Sacerdoti, ai Formatori dei formatori, alle Consacrate, agli Insegnanti e Catechisti, abbiamo organizzato tre Incontri di ‘Cultura di Pentecoste per una civiltà dell’amore’, a Lucca, Palermo e Milano.
Una ricchezza di stili e di espressioni significativa, che ha coinvolto decine di migliaia di persone con il fine di testimoniare la nostra preziosa eredità spirituale. Ricordiamo che l’espressione ‘cultura della Pentecoste’ fu di papa Montini, coeva alla celebre ‘civiltà dell’amore’, ripresa e affidata al RnS, nel 2002, da san Giovanni Paolo II. Con ‘cultura della Pentecoste’ intendiamo riaffermare il profilo spirituale della fede in re sociali, per rileggere il tempo in chiave spirituale, per ritrovare slancio nel primato della grazia.
La consegna che ci è stata affidata, in fondo, è proprio questa: rispondere carismaticamente, con fiducia nell’azione dirimente dello Spirito, alle grandi sfide culturali e sociali del nostro tempo, perché sia ancora il Vangelo di Gesù Cristo il più potente agente di trasformazione, di progresso, di civiltà, di benessere sociale per i popoli e per le genti. Crediamo che proprio a noi è chiesto di uscire fuori dal coro dei muti e di ‘riprendere la parola’, per dare corso a una nuova evangelizzazione che abbia a tema l’uomo, l’umano, l’umanesimo cristiano nel pieno post umanesimo e anticristiano transumanesimo nel quale siamo immersi.
Crediamo che occorra vincere l’omologazione del pensiero antropologico unico, che sta corrompendo la fede, che la sta rendendo insignificante nel cuore delle nuove generazioni, a partire dai nostri stessi figli, così che si possa tornare a ripensare la nostra identità cristiana dentro lo spazio crocifiggente delle tante, troppe povertà e infermità che la mancanza di vita nuova nello Spirito stanno finendo con il produrre.
In fondo, ci lamentiamo tanto dell’insignificanza dei partiti e dei corpi intermedi, in politica e nella società, ma pochi sottolineano che la vera tragedia è l’insignificanza della fede nel cuore degli uomini e delle donne, che poi stanno nei partiti e nei corpi intermedi, come in famiglia o in società”.
In quale modo lo Spirito Santo aiuta a leggere i segni dei tempi?
“In primis mettendoci in ascolto umile della gente, del popolo di Dio, rileggendo le vicende umane alla luce del Magistero, con maggiore libertà interiore e disposti a una nuova conversione. Siamo milioni, in Italia, le persone accomunate dalla medesima fede, non sempre però dallo stesso impegno nelle nostre comunità ecclesiali.
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Dobbiamo riuscire a dare corpo a una presenza significativa, responsabile, che renda ragione della tradizione e della ricchezza inespressa del laicato cattolico organizzato, in discontinuità metodologica con il passato. Un Giubileo è sempre, al contempo, ‘conversione e restituzione’; pertanto, un’occasione straordinaria per ricevere e usare ‘misericordia’, per ricevere e fare ‘giustizia’.
Abbiamo bisogno di una nuova solidarietà universale, di una nuova fraternità umana, come ripetutamente richiesto dal Pontefice, da subito nell’esortazione apostolica ‘Evangelii Gaudium’ e più recentemente nelle encicliche ‘Laudato sì’ e ‘Fratelli tutti’. Ciascuno di noi può collaborare come strumento di Dio tramite i talenti e i carismi ricevuti dallo Spirito, per essere fedeli alle Sue ispirazioni e tornare alle sorgenti della nostra gioia, cioè al dono dell’effusione dello Spirito, al ‘battesimo nello Spirito Santo’, su cui papa Francesco richiama l’attenzione con grande forza, chiedendo al Rinnovamento di diffonderlo in ogni modo”.