Kharkiv , sabato, 10. dicembre, 2022 11:00 (ACI Stampa).
C’era un cartone in tempo sovietico, definito con un termine che può essere tradotto in italiano con la parola “Cosacchetto”, piccolo cosacco. Rappresentava, in realtà, una sorta di “Braccio di Ferro” in salsa ucraina, un cosacco con i baffi e i muscoli a testimoniare la grandezza del popolo ucraino. C’era un murales che lo rappresentava sulla casa del sindacato, nella piazza centrale di Izium. La casa è stata distrutta, i russi, che hanno assediato Izium per 31 giorni (dal 3 marzo all'1 aprile) e sono rimasti nella città fino a settembre, quando le forze ucraine hanno ripreso il controllo. Ora la prima preoccupazione, prima ancora di ricostruire dalle macerie, è quella di restaurare il murales. Perché la decisione è di costruire una identità, prima che gli edifici.
E certo che di costruire gli edifici ci sarebbe bisogno. L’80 per cento dei palazzi più alti sono andati distrutti, il 30 per cento delle case private anche. Alcuni rapporti arrivano a dire che sono stati anche gli ucraini a bombardare, e che alla fine molti degli edifici civili sono stati attaccati per la presenza di militari. Se pure fosse vero, va considerato che gli ucraini attaccavano una città in mano ai russi. Gli edifici civili in cui si stabilivano, poi, erano stati evacuati.
Questi, però, sono dettagli politico-strategici, che nulla tolgono o aggiungono ai fatti che sono successi. Con l’Operazione Militare Speciale, i russi hanno aggredito da quella frontiera, trovando, dopo Izium, una aperta campagna fino a Kharkiv. A Izium hanno bombardato un posto di polizia, e poi ne hanno usato i sotterranei distrutti come prigioni e camere per le torture. Lì, in celle dove potevano stare massimo due persone, venivano stipate sette persone, in condizioni igieniche precarie. Quei sotterranei, infatti, non erano stati rinnovati e non venivano utilizzati. In quel che resta di quelle stanze, si trovano anche libri, oggetti dei prigionieri. C’erano anche donne. Sei stupri sono stati ufficialmente riconosciuti, su altri si sta indagando.
Anche l’ospedale è stato danneggiato dalle bombe, lì dove c’era il reparto di chirurgia. Ora funziona a metà, non accoglie più bambini, ha una settantina di pazienti.
E, su via Primo Maggio, c’è stato un bombardamento massiccio nel marzo 2021 che ha praticamente buttato già una intera ala di un palazzo. Ha causato 51 morti, di cui cinque trovati subito e altri dopo varie ricerche nelle macerie. Tra loro, due bambini, uno nato nel 2016 e uno nel 2019.