Cracovia , lunedì, 5. dicembre, 2022 17:00 (ACI Stampa).
"La mancata misura punitiva da parte del tribunale ecclesiale non annulla il reato né cancella la colpa" – ha scritto nel 1971 l’allora Cardinale Karol Wojtyła, Arcivescovo Metropolita di Cracovia al rev. Józef Loranc, accusato di abusi sessuali su alcune ragazzine, dopo aver lasciato il carcere. La lettera è stata trovata dai giornalisti di ‘Rzeczpospolita’ Tomasz Krzyżak e Piotr Litka negli archivi dell’Istituto di Memoria Nazionale (IPN). Insieme ad altro materiale a cui hanno avuto accesso – come affermano i giornali nell’edizione odierna – esso getta luce sul modo di comportarsi del futuro Papa con coloro che hanno commesso reati sessuali nel periodo del suo ministero a Cracovia. "Nell’opinione degli specialisti di diritto penale ecclesiastico – si legge – questo comportamento differisce in modo significativo dalla pratica allora comune di indulgenza nei confronti di chi aveva commesso tali reati".
Nel testo precedente – "Pellegrinaggi ecclesiali di predatori sessuali" di "Plus Minus" del 26-27 novembre - i giornalisti avevano scritto la storia di don Eugeniusz Surgent e le decisioni di alcuni vescovi che "sapevano o potevano sapere delle sue attività criminali". "E sebbene gli fossero state imposte alcune limitazioni, il sacerdote vagava per le diocesi e continuava ad abusare dei bambini […]. Decisioni in merito al Rev. Surgent furono prese anche dal Card. Karol Wojtyła. Ci si potrebbe domandare se fossero state sufficiente, ma ci sembra di aver dimostrato in modo abbastanza convincente che abbia agito nell'ambito delle sue competenze e aveva lasciato l'ultima parola su un'eventuale sanzione al sacerdote, al suo ordinario, il vescovo di Lubaczów. Sul fatto che Surgent, uscito dalla prigione, abbia lavorato in altre due altre diocesi, l’allora Metropolita di Cracovia, non aveva potuto farci nulla. – hanno affermato i giornalisti Krzyżak e Litka.
L’esempio descritto oggi riguarda don Józef Loranc [1932], che dal momento dell’ordinazione sacerdotale [1958] fino alla sua morte nel 1992 è stato un presbitero dell’Arcidiocesi di Cracovia. "Dai materiali d’archivio a cui abbiamo attinto, risulta che nel suo caso il Card. Wojtyła abbia preso decisioni immediate, in conformità al Codice di Diritto Canonico (KPK). E sebbene in seguito abbia gradualmente abrogato le pene canoniche che gravavano su di lui e gli abbia dimostrato ampia misericordia, tuttavia è rimasto vigile" – assicurano i giornalisti.
Citano le successive parrocchie nelle quali ha insegnato religione ai bambini. Vi ha ricevuto relazioni positive anche la polizia segreta fino a quando fu trasferito, nel 1968 alla parrocchia di Jeleśnia. Il 5 marzo 1970 giunse al Comando Provinciale di Polizia Locale di Cracovia una nota della polizia segreta di Zywiec, la cui conclusione si riduceva alla dichiarazione che "insegnando religione nel villaggio di Mutne il vicario della Parrocchia di Jeleśnia, durante le lezioni di religione nella locale cappella parrocchiale corrompe i bambini e si abbandona ad atti osceni con ragazzine minorenni". I giornalisti hanno presentato relazioni particolareggiate su questo tema; hanno scritto che il 12 marzo è iniziata l’indagine della Procura Provinciale di Cracovia; l’arresto del Rev. Loranc nel monastero dei cistercensi di Mogile; l’ammissione della sua colpevolezza "già alla prima udienza"; l’esame psichiatrico, dal quale è risultato che durante i reati aveva "piena consapevolezza del significato di tali atti" e che è caratterizzato da un "alto livello intellettuale".
"L’Atto d’accusa è stato depositato alla IV Sezione Penale del Tribunale Provinciale di Cracovia il 12 giugno 1970”. " Emerse l'immagine di un uomo adulto spietato che, sfruttando la sua posizione e autorità, ha abusato dei bambini per molti mesi. Le ragazzine che davanti a lui scappavano all’ultimo banco, venivano da lui rimesse al primo banco e se non volevano "giocare a nascondino", le puniva "abbassando il voto di condotta". Durante l’udienza, che "era di natura riservata", il 10 settembre 1970 il sacerdote fu condannato e due anni di carcere e ad un’ammenda di 500 zloty.