Città del Vaticano , venerdì, 3. aprile, 2015 18:34 (ACI Stampa).
L’immagine del Papa prostrato dinanzi alla Croce ha aperto la celebrazione della Passione del Signore nella Basilica di San Pietro.
Come ogni Venerdì Santo, al termine della lettura del Passio, l’omelia è stata affidata a Padre Raniero Cantalamessa, Predicatore della Casa Pontificia.
L’immagine di Gesù flagellato, coronato di spine, deriso e crocifisso è l’Ecce Homo per antonomasia. Ma – ha osservato il Frate francescano – “quanti Ecce homo nel mondo! Quanti prigionieri che si trovano nelle stesse condizioni di Gesú nel pretorio di Pilato: soli, ammanettati, torturati, in balia di militari rozzi e pieni di odio, che si abbandonano a ogni sorta di crudeltà fisica e psicologica, divertendosi a veder soffrire. Non bisogna dormire, non bisogna lasciarli soli! L’esclamazione Ecce homo! non si applica solo alle vittime, ma anche ai carnefici. Vuole dire: ecco di che cosa è capace l’uomo! Con timore e tremore, diciamo pure: ecco di che cosa siamo capaci noi uomini! Altro che la marcia inarrestabile dell’homo sapiens sapiens, l’uomo che, secondo qualcuno, doveva nascere dalla morte di Dio e prenderne il posto”.
Il pensiero di Padre Cantalamessa si è esteso all’attualità, facendo riferimento alle persecuzioni contro i cristiani: “non si può ignorare che in molti paesi essi sono le vittime designate e più frequenti. Gesù disse un giorno ai suoi discepoli: Viene l'ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere onore a Dio. Mai forse queste parole hanno trovato, nella storia, un compimento così puntuale come oggi. E’ di ieri la notizia del massacro di giovani universitari, 147, in Kenya massacrati dalla furia jihadista…”. C’è il rischio concreto che, nel silenzio generale, tutti noi diventiamo un nuovo Pilato, colui che di fronte alla strage si lava le mani e guarda da un’altra parte. “C’è stato qualcuno – ha spiegato il religioso - che ha avuto il coraggio di denunciare, da laico, la inquietante indifferenza delle istituzioni mondiali e dell’opinione pubblica di fronte a tutto ciò, ricordando a che cosa una tale indifferenza ha portato nel passato”.
Tuttavia oggi, Venerdì Santo, non è l’ora della denuncia, ma del perdono. Come Cristo in croce ha perdonato i suoi aguzzini: “i crocifissori di Cristo sono stati perdonati da Dio, certo, non senza essersi prima, in qualche modo, ravveduti, e sono con lui in paradiso, a testimoniare per l’eternità fin dove è stato capace di spingersi la misericordia di Dio”.