Padova , martedì, 6. dicembre, 2022 18:00 (ACI Stampa).
San Benedetto nel fondare il monastero ha voluto abbracciare il mondo. E questo è il senso più autentico del testo sugli oblati benedettini, edito dall’Abbazia di Praglia.
Amore alla preghiera, lavoro e studio sono parte integrante della vita del laico che vive nel proprio ambiente la spiritualità del Grande di Norcia.
Nella presentazione l’Abate, padre Bruno Marin, osserva che “l’oblazione monastica, a partire dal Concilio Vaticano II, e in particolare dal Sinodo dei Vescovi sui laici e la conseguente Lettera ap. “Christifideles laici”, ha conosciuto un “crescendo” ininterrotto di interesse da parte sia degli stessi oblati, sia degli Abati e monaci; e questo tanto in Italia che fuori” (pag V.).
Scopo specifico della chiamata non è tanto vivere dentro un monastero, ma portare quella parola al di là, per far fruttificare la linfa benedettina nella società.
Storicamente, vivente lo stesso fondatore, moltissimi laici salivano a Montecassino chiedendo consigli e direzione per quel quotidiano che comporta l’affermazione più piena della vocazione battesimale, ed è appunto questo il senso più intimo dell’oblazione: vivere con Cristo e per Cristo alla sequela di San Benedetto e della sua famiglia religiosa.