Città del Vaticano , venerdì, 2. dicembre, 2022 16:01 (ACI Stampa).
La “Porta della fede”, e il dialogo interreligioso. Di questo ha parlato questa mattina il cardinale Raniero Cantalamessa nella prima Predica di Avvento per il Papa e la Curia.
È fuori dubbio, che il mandato di Cristo di fare discepoli tutti i popoli, «conserva la sua perenne validità, ma va compreso nel suo contesto storico». Come riporta l' Osservatore Romano il Predicatore della Casa Pontificia ha preso spunto da san Francesco che «prospettava due modi di andare verso i Saraceni e gli altri infedeli», come scriveva nella Regola non bollata. Il primo era non fare liti, ma essere soggetti «ad ogni creatura umana per amore di Dio», confessando di essere cristiani. L’altro modo era che quando «vedranno che piace al Signore, annunzino la Parola di Dio perché essi credano in Dio onnipotente Padre e Figlio e Spirito Santo».
La domanda è : «Se la fede che salva è la fede in Cristo, che pensare di tutti quelli che non hanno alcuna possibilità di credere in lui?». A parte il «diverso modo di intendere la Chiesa, tutti i cristiani condividevano l’assioma tradizionale: “Fuori della Chiesa non c’è salvezza”: Extra Ecclesiam nulla salus». Ora però, ha evidenziato, «non è più così». Da qualche tempo è in atto «un dialogo tra le religioni, basato sul reciproco rispetto e sul riconoscimento dei valori presenti in ognuna di esse».
Non si può credere che «Gesù è Dio, e limitare poi la sua rilevanza a un solo ristretto settore».
La salvezza arriva anche tramiti diversi canali, e il predicatore ha citato in proposito la Scrittura, la quale afferma che «chi non ha conosciuto Cristo, ma agisce in base alla propria coscienza (Rm 2, 14-15) e fa del bene al prossimo (Mt 25, 3 ss.) è accetto a Dio».