Al chitarrista Giuseppe (Jo) Di Nardo, cofondatore nel 2008 insieme al fratello Gabriele della band musicale, abbiamo chiesto di raccontarci come è nato ‘Kantiere Kairos’: “Kantiere Kairòs nasce nel 2013. La rock band cristiana ha scelto un nome greco che significa ‘tempo di grazia, momento favorevole’; ciascuno dei 5 componenti del gruppo si sente come un operaio di un cantiere, al lavoro per la sua conversione e per l’annuncio dell’amore di Dio attraverso la musica. Il seme del gruppo Kantiere Kairòs è stato buttato nel cuore dei fratelli Di Nardo, Gabriele e Giuseppe (Jo), entrambi della provincia di Cosenza e parrocchiani della medesima comunità.
Musicisti dapprima autodidatti e poi professionisti, dal coro parrocchiale all’idea di avere una band che suonasse il Vangelo in forma alternativa, il passo è di qualche anno. Inizialmente venne coinvolto il compaesano Domenico Greco, oggi consacrato e sacerdote, che diede al gruppo il nome Kairòs”.
Prima colleghi universitari e poi coinquilini romani, Jo e Antonello “si confrontano sul proprio cammino spirituale e, per quanto il seme dell’invito ad essere voce di una christian band locale potesse inizialmente sembrare bizzarro e fuori da ogni logica, invece attecchisce in un cuore tormentato e privo di direzione. Ma passano quasi 4 anni prima che il progetto prenda forma: a seguito di un pellegrinaggio a Medjugorje (suggeritogli dai fratelli Di Nardo), Antonello scrive nell’arco di qualche giorno i brani che confluiranno nel disco ‘Il soffio’ (aprile 2015), primo lavoro autoprodotto di quella sarebbe diventata la formazione ufficiale del Kantiere Kairòs. Contemporaneamente esce anche il video del primo singolo, La tua volontà”.
Perchè avete deciso di fare musica cristiana?
“Abbiamo deciso di fare musica cristiana, perché quando nella vita incontri il Signore diventa naturale viverlo nelle cose che fai. Noi siamo musicisti ed è normale viverlo nella musica”.
Quale è stato il vostro percorso di fede?
“Il nostro percorso di fede sicuramente è quello semplice e sincero delle parrocchie di paese, dettato dalla fede comune respirata in casa. Questo cammino si è approfondito grazie ai pellegrinaggi a Medjugorje, che hanno messo in moto una serie di scelte anche con la volontà di esporci come musicisti”.
Quale messaggio di fede testimoniate attraverso la musica?
“Riuscire a far nascere anche in una sola persona il dubbio che la vita sia un dono eterno, che c’è un Dio che ha deciso di morire per ognuno di noi. Riuscire a far spostare anche solo uno sguardo sul volto di Gesù e sul suo messaggio: questo è il contenuto di ogni singola espressione musicale del ‘Kantiere Kairòs’. Raccontando anche delle fatiche che comportano lo scegliere Gesù e che appartengono a ogni persona: questo aiuta a sentirci tutti complici di una sete inconscia di misericordia, che può essere placata soltanto da Chi ne è la sorgente”.
Per quale motivo avete scritto canzoni per liturgia in ‘Cantate inni’? E qui risponde Antonello Armieri, voce e chitarra acustica del gruppo: “Sono canzoni pensate non solo per la liturgia, ma anche per i momenti di preghiera personali e comunitari, registrate con il guitalele durante la pandemia e nate in semplicità, ridotte quasi all’essenziale. Siamo chiamati a vivere la liturgia nella vita quotidiana come testimoni”.
Mentre il chitarrista Jo Di Nardo ribadisce: “L’aspetto acustico ci appartiene profondamente, anche se molte canzoni nei nostri due dischi precedenti si vestono con un atteggiamento più elettrico, ma è un filo rosso che continua”.
Come si diventa ‘cercatori di Dio’ con la musica?
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“Non siamo cercatori di Dio, ci sentiamo Suoi figli che lo esprimono attraverso quello che ci riesce di più. Se fossimo calzolai, metteremmo lo stesso amore nel confezionare un paio di scarpe così come facciamo con la musica: il vantaggio è che le canzoni sono fatte anche di parole. Dio è stupore, bellezza, Qualcuno che ti raggiunge e ti tocca attraverso quello che ti circonda nella quotidianità. E sei consapevole che, più del diamante nel carbone, Dio non aspetta altro che mostrarsi per quello che è: la perla in ognuno di noi. Se una canzone può ricordarcelo, siamo un po’ seminatori anche noi”.