Città del Vaticano , mercoledì, 30. novembre, 2022 18:00 (ACI Stampa).
"Abbiamo appreso che la prima causa dei mali che lamentiamo sta nel fatto che il clero, in parte, non è stato a sufficienza formato nella mente e nell’animo, e ciò dipende dai Seminari dei chierici che dovrebbero essere pienamente e perfettamente conformi ai dettami dei sacri canoni, e invece si trovano quasi in difetto. Pertanto non ad altro mira questa Nostra lettera se non ad esortarvi vivamente a provvedere con ogni mezzo alla retta formazione del vostro clero; in tal modo avrete provveduto ottimamente anche alla salute del popolo". E' l'appello contenuto nella lettera che il 30 novembre 1921 Papa Benedetto XV inviava ai Vescovi della Cecoslovacchia.
La condizione dei seminari è stata un tema centrale nel pontificato benedettino e già in passato il Papa aveva richiamato i vescovi su questo argomento. "Nelle lettere e nei documenti di questa Apostolica Sede sul clero - ribadiva, citando Leone XIII - si insiste spesso sul fatto che il sacerdote non può, come ambasciatore, come ministro di Cristo, come tesoriere dei misteri di Dio, essere all’altezza del suo sacro incarico, se non ha raggiunto una adeguata conoscenza della scienza sacra e divina, e se non abbonda di quella pietà per la quale egli diventa uomo di Dio. Pertanto è necessario che il sacerdote possegga la verità e la virtù a tal segno da essere esente da ogni errore o vizio".
"Noi vi esortiamo ad impegnarvi - proseguiva Benedetto XV - in modo che non vi sia alcuna diocesi della vostra nazione in cui manchi il Seminario; dove esso esista già, preoccupatevi che sia ordinato secondo i canoni del nuovo codice. Se poi la limitata estensione o la povertà di qualche diocesi non consentono la presenza di tale istituto, sarà opportuno applicare il canone prescritto sui seminari interdiocesani".
"Il Seminario diocesano - concludeva il Papa - esige giustamente la prevalente attenzione e il massimo impegno del Vescovo. Il Vescovo, dunque, per poter seguire e incoraggiare con paterna cura i progressi dei suoi chierici nel cammino della verità e dell’onestà, farà un’ottima cosa, a giudizio del santo Dottore Alfonso se personalmente entrerà più volte nel Seminario, se infiammerà gli alunni, con opportune esortazioni, al culto delle virtù e delle lettere, se interverrà anche nei circoli e nei dibattiti scolastici, ove li stimolerà mirabilmente alla emulazione reciproca nella contesa degli studi. Così avverrà anche che il Vescovo, conosciuti a fondo e singolarmente i suoi chierici, non imporrà su di essi le mani in modo avventato ma avvierà al sacerdozio coloro che vivono secondo il cuore di Gesù, ossia coloro che onorano il loro ministero compiendo in se stessi la volontà di Dio che tutti santifica".