Roma , sabato, 28. novembre, 2015 10:15 (ACI Stampa).
“Sviluppo agricolo e lotta alla fame: l’appello dell’Enciclica Laudato si’ di Papa Francesco” è il tema del convegno che si è tenuto nella sede dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum e dell’Università Europea di Roma.
L’incontro è stato promosso dalla Missione Permanente della Santa Sede presso FAO, IFAD e PAM insieme all'Ateneo Pontificio Regina Apostolorum e all'Università Europea di Roma e in collaborazione con la Cattedra UNESCO di Bioetica e Diritti Umani.
I relatori intervenuti hanno offerto interessanti riflessioni su temi di grande attualità come la fame nel mondo e la crisi ambientale, evidenziando i messaggi dell’Enciclica del Santo Padre sulla cura della casa comune.
Come spiegato dal Prof. Alberto García, Direttore della Cattedra UNESCO di Bioetica e Diritti Umani, “Il nostro mondo globalizzato ha bisogno di uomini e donne con competenza e virtù atti ad assumere l´impegno della cura del nostro focolare comune; persone creative capaci di trovare le convergenze nelle idee, dei talenti e delle risorse che puntano al bene comune. Con dedizione, ottimismo e mutuo rispetto per l’altro. Ora è il tempo della trascendenza: uscire da noi stessi, cercare l’Altro e gli Altri. Oggi è il tempo di assumere un impegno solidale in favore degli altri, non di nostalgie e sterili lamentele”.
“Mai come in questo momento abbiamo bisogno di azioni concrete ed efficaci prima che sia troppo tardi”, ha affermato Mons. Fernando Chica Arellano, Osservatore Permanente della Santa Sede presso la FAO, IFAD e PAM.“Come dice il Santo Padre a riguardo: «occorre pensare pure a rallentare un po’ il passo, a porre alcuni limiti ragionevoli e anche a ritornare indietro prima che sia tardi» (LS, 193). E ancora di più il settore agricolo e le persone che lo animano hanno bisogno di recuperare quella funzione primaria non in senso economico, ma essenzialmente umano. Contadini, allevatori, piccole aziende agricole familiari richiedono cittadinanza nelle politiche e nell’azione economica perché possa risplendere l’importanza del loro lavoro e non solo le statistiche della produzione. Lo sottolineano i diversi e articolati pensieri dell’Enciclica che si possono riassumere in una pedagogia per proporre possibili azioni e, soprattutto, per indicare i modi attraverso cui formare persone, gruppi e comunità ad un’effettiva coscienza della salvaguardia della “casa comune”. A proposito cito le parole di Sua Santità che invita a prenderci «cura del mondo e della qualità della vita dei più poveri, con un senso di solidarietà che è allo stesso tempo consapevolezza di abitare una casa comune che Dio ci ha affidato» (LS, 232)”.