La riunione tra Maduro e il sostituto della Segreteria di Stato è avvenuta il giorno dopo che ha avuto luogo una conversazione di alto livello a Parigi tra attori politici di Venezuela, Francia, Argentina, Colombia e Norvegia per scongelare il dialogo riguardo la prolungata crisi della nazione sudamericana a Città del Messico.
FOCUS CINA
Le relazioni tra Cina e Santa Sede
Il rinnovo dell’accordo tra Cina e Santa Sede per la nomina dei vescovi sembra ormai archiviato. Ma non è archiviato il dibattito sull’accordo, né quello sulle relazioni tra Santa Sede e Cina.
Qualche dettaglio sulla relazione è stato fornito da monsignor Camillus Johnpillai, capoufficio del Dicastero per l’Evangelizzazione dei Popoli, che è intervenuto lo scorso 15 novembre alla conferenza stampa di presentazione del convegno internazionale di studi Euntus in mundum universum, che celebra i 400 anni del dicastero.
Alla domanda se il dicastero avesse avuto a che fare con le nomine dei vescovi cinesi, come da sua competenza, e in particolare con quelle più recenti (le ultime sei nomine sono state fatte seguendo le procedure dell’accordo sino-vaticano), monsignor Johnpillai ha detto che “per quanto riguarda la Cina, il modo di trattare le questioni è diverso che altrove”.
Il monsignore ha aggiunto che in Cina ci sono circa 125 diocesi, che in realtà sono chiamate “prefetture apostoliche”, e per queste nomine c’è un incontro settimanale del dicastero con la Segreteria di Stato. Un caso eccezionale – Propaganda Fide ha generalmente le competenze per andare avanti personalmente con le nomine - ma giustificato, dice monsignor Johnpillai, dal fatto che “siamo in una situazione politica ben diversa da quella di altri Paesi, e la Segreteria di Stato è ben informata della situazione, anche in riferimento alla firma di quell’accordo che abbiamo avuto con il governo cinese”.
Per questo, ha concluso, “ogni decisione, soprattutto la provvista, la nomina, è fatta sempre in collaborazione con la sezione responsabile per la Cina dentro la Segreteria di Stato. Anche dopo questo accordo le nomine vanno avanti”.
L’officiale del Dicastero per l’Evangelizzazione dei popli ha anche commentato che definire l’accordo come “segreto”, richiede una certa precisazione, perché “il governo cinese conosce, segue tutto quello che facciamo, anche questa conferenza stampa è ben seguita da loro. Tutto è mistero, ma alla fine niente rimane segreto”.
Il monsignore ha detto che comunque queste sono le sole opzioni possibili, “non possiamo creare una opzione che non esiste”, e “bisogna essere realistici e trattare con questi governi, non solo con la Cina, ma anche con altri Paesi, come ad esempio il Vietnam”.
Insomma, “ogni paese ha le sue peculiarità e caratteristiche, quindi prima di andare avanti con una nomina, o di creare una nuova diocesi, dobbiamo sempre chiedere il nulla osta da parte del governo. Purtroppo siamo molto limitati nel negoziare tutto questo. Il lavoro va avanti non certo con velocità, ma con un progresso diciamo molto, molto limitato”.
La Santa Sede considera in Cina la presenza di oltre 120 diocesi, mentre il governo cinese le ha ridotte a poco più di 90. Il monsignore ha detto che su queste questioni, la Santa Sede ha una missione di studio ad Hong Kong, la porta della grande Cina. Non è chiamata nunziatura perché questa è una terminologia “molto pericolosa”, e “se usiamo questa frase si va contro lo spirito dell’accordo”. Parole molto interessanti, che ribadiscono ancora una volta che non ci sia una volontà di stabilire relazioni diplomatiche nel documento. Un dato importante, anche perché l’eventuale stabilimento di relazioni diplomatiche porterebbe necessariamente la Santa Sede a dover abbandonare le relazioni con Taiwan, che si è invece dimostrato finora un partner affidabile.
Parlando della missione di studio ad Hong Kong – che il cardinale Parolin si è detto pronto a spostare a Pechino, se ci fossero le condizioni – monsignor Johnpail ha detto che la missione è “quella di sorvegliare, seguire tutti questi territori da vicino. Anche gli abitanti della Grande Cina possono venire a Hong Kong senza difficoltà, perché politicamente Hong Kong fa parte della Grande Cina. Quindi un cittadino cinese ha tutta la libertà di uscire dalla Grande Cina continentale e arrivare a Hong Kong”.
E così, le persone delle missione della Santa Sede ad Hong Kong “sono in grado di gestire le cose in modo più chiaro perché sono più vicine, anche geograficamente, alle Chiese locali”, utilizzando “diversi modi di comunicare con goni diocesi, con ogni Chiesa particolare”.
Insomma, ha concluso, loro sono bene informati, in Segreteria di Stato ci sono persone particolarmente informate, e i social media aiutano ad avere “tante informazioni più aggiornate, perché anche se siamo lontani possiamo avere molte informazioni concernenti la vita della Chiese particolare in Cina”.
La Santa Sede ad Hong Kong, le parole del vescovo Chow
Il vescovo di Hong Kong Stephen Chow Sau-yan ha rilasciato gli scorsi giorni una intervista ad una pubblicazione di ex alunni del Collegio Gesuita Wah Yan di Kowloon, di cui era rettore, affrontando anche la situazione ad Hong Kong.
Ad Hong Kong, ha detto, c’è “confusione su ciò che si può dire e ciò che non si può dire”, secondo una ambiguità legata al mondo in cui le autorità di Pechino utilizzano la legge di sicurezza nazionale.
Questa legge, imposta da Pechino nel 2020, sanziona “la secessione, il terrorismo e la collusione con forze straniere. L’intervista del vescovo Chow è stata anche ripresa dal South China Morning Post, il principale quotidiano di Hong Kong.
Il vescovo Chow ha spiegato che la difficoltà di fronte alla legge “sta nel non sapere dove sia la linea rossa. Gli educatori, gli assistenti sociali e persino i professionisti del settore legale si trovano di fronte a barriere. Gli esperti e le forze dell'ordine possono avere una comprensione diversa di questa legge. Tutti invece dovrebbero poter aver chiaro dove sono i confini, in modo da sapere come esprimersi”.
Anche la comunità cattolica di Hong Kong si è divisa dopo la repressione delle proteste del 2019. Il vescovo Chow ha chiesto ai cattolici di avere un ruolo nella riconciliazione della società, sottolineando che “è un tempo per discernere, anziché agire”, e ribadendo che “la Chiesa cattolica non è rimasta sdraiata dopo le tensioni sociali e l'introduzione della legge sulla sicurezza nazionale”.
Anzi – ha aggiunto – “le sue istituzioni e i suoi membri hanno aumentato il sostegno ai giovani in carcere, fornendo istruzione e riabilitazione”.
Il presule ha piuttosto sottolineato che “la crisi più grande di Hong Kong è che ciascun gruppo pensa solo ai propri interessi”, e questo potrebbe portare ad ignorare la “frustrazione dei giovani”, quando invece è necessario che ci si ascolti e che si comunichi.
Riguardo l’accordo sino-vaticano per la nomina dei vescovi, Chow ha detto che auspica di poter visitare i vescovi della Cina continentale per stabilire dei legami, secondo il compito affidato da Hong Kong da Giovanni Paolo II.
Il vescovo ha anche detto che non ha abbandonato l’idea di stabilire una università cattolica ad Hong Kong, permesso negato dalle autorità per ragioni urbanistiche quando questa doveva essere stabilita a Fanling, ma che ora si pensa di far sorgere trasformando il Caritas Institute of Higher Education - un college a Tseung Kwan O - in un ateneo privato che prenderebbe il nome di Saint Francis University.
Infine - a chi gli ricordava che tra gli ex studenti di Wah Yan figura anche l’attuale capo dell’esecutivo di Hong Kong John Lee Ka-chiu - il vescovo ha rivelato che avevano concordato di incontrarsi, ma l’appuntamento è saltato perché a settembre, mentre si trovava a Roma, Chow ha contratto il Covid-19.
FOCUS MULTILATERALE
La Santa Sede a Ginevra, per la restrizione di alcune armi
Lo scorso 16 novembre, si è tenuto a Ginevra un incontro delle parti contraenti del CCW, ovvero della Convenzione sulla Proibizione o Restrizione dell’Uso di Alcune Armi Convenzionali che possono essere considerata eccessivamente dannose o che possono avere effetti indiscriminati.
L’arcivescovo Fortunatus Nwachuckwu, Osservatore Permanente presso le Organizzazioni Internazionali a Ginevra, ha sottolineato che nell’attuale e instabile contesto internazionale, la legge umanitaria è un “baluardo di salvaguardia della dignità id ogni persona”, sebbene poi quella minima protezione venga “troppo spesso violata in nome di esigenze militari e politiche”.
La Santa Sede nota che c’è “un crescente numeri di conflitti” nei quali “non è offerta alcuna soluzione”, e “la sofferenza di intere popolazioni si protrae”, e si chiede in che modo si possa fare per proteggere la vita umana e per migliorare la protezione dei civili.
A queste domande, la Santa Sede risponde con tre questioni.
La prima: è quasi impossibile definire il cosiddetto bilancio tra considerazioni militari ed umanitarie prima di vedere i risultati di una operazione. Per esempio, “gli effetti cumulativi dell’uso di armi esplosive in aree popolate combinate con particolari metodi di guerra causano un impatto catastrofico in termini di vite umane”. La Santa Sede invita a cambiare il paradigma del “danno collaterale” con quello della “intesa protezione”.
Secondo tema: l’inadeguatezza dei protocolli attuali del CCW.
Quindi la Santa Sede nota che “in un modo che evolve costantemente”, particolarmente in termini di tecnologie, la Santa Sede chiede che l’incontro “discuta quali sono le sfide legale, etiche e di sicurezza” riguardo il potenziale uso delle armi.
Inoltre, la ricerca e lo sviluppo di nuove armi “presenta importanti sfide per il CCW”, tra cui sistemi di armi laser che sono fuori dallo scopo del protocollo 4.
L’arcivescovo Nwachukwu nota anche che questa situazione “può sollevare serie implicazioni per la pace e la stabilità”, e per questo l’accresciuto e diffuso uso di droni armati “offre una finestra di fronte a un instabile futuro”.
La Santa Sede nota che “le implicazioni etiche non sono insignificanti,”, ma che anche le sfide sono multiple e riguardano la legge internazionale, inclusa la legge umanitaria internazionale e i diritti umani. Per questo, si chiede un lavoro concreto per “meglio rispondere alle numerose sfide che colpiscono la comunità internazionale”, considerando che “gli Stati devono evitare che queste questioni diventino una ulteriore fonte di destabilizzazione in un tempo in cui la comunità internazionale ha bisogno di stabilità, cooperazione e pace più che mai”.
La Santa Sede a Vienna, la dimensione economica e ambientale
Si è tenuto lo scorso 15 novembre a Vienna l’Incontro OSCE 2022 per l’Implementazione della Dimensione Economica ed ambientale.
Monsignor Janusz Urbanczyk, rappresentante permanente della Santa Sede presso l’OSCE e le altre organizzazioni internazionali a Vienna, ha cominciato il suo discorso ricordando la decisione del Consiglio Ministeriale sulla Promozione di Pari Opportunità per le donne nella sfera economica, laddove gli Stati parte hanno notato con preoccupazione che “le iniquità continuamente affrontate dalle donne nella regione OSCE in termini della partecipazione al mercato del lavoro”, incluse la segregazione, le disparità nell’accesso alla protezione sociale, l’impiego a tempo pieno e il lento processo fatto in sforzi che vadano a superare la differenze salariali.
La Santa Sede nota che la Dottrina Sociale sottolinei come “ogni persona, donna o uomo, abbia il diritto all’iniziativa economica”, e sottolinea che i prerequisiti per il rafforzamento economico sono una “educazione scolastica di qualità”, ma anche una ulteriore formazione professionale, cose che permettono alla donne di non essere più solo beneficiarie di cambiamento, ma di essere primi agenti del cambiamento.
Monsignor Urbanczyk rimarca che la Santa Sede è convinta del fatto che le donna “dovrebbero essere, prima di tutto, protagoniste degne del loro sviluppo e dello sviluppo delle loro famiglie e società”.
La Santa Sede sottolinea che anche “il miglioramento dello status economico delle donne non si può raggiungere senza sforzi comuni che abbiano lo scopo di assicurare che le donne nella regione OSCE sperimentino pace duratura e stabilità economica e politica nelle loro nazioni di residenza”.
Per questo, “le donne, come agenti di cambiamento, possono ulteriormente contribuire alla costruzione di comunità locali più giuste e pacifiche, così come alla costruzione della pace a livello internazionale”.
Eppure, le organizzazioni delle società nel mondo “sono ancora lontane dal riflettere chiaramente sul fatto che le donna abbiamo stessa dignità e diritti degli uomini”. C’è bisogno prima di tutto di “rimuovere tutte le forme di sfruttamento nel luogo di lavoro”, e si deve dare considerare alle “responsabilità aggiunte che le donne possono dover sopportare come madri”, riconoscendo che la presenza delle donne nella società è un contributo allo sviluppo, come sottolinea la Fratelli Tutti.
FOCUS AMERICA LATINA
Colombia, un arcivescovo nella commissione governativa per i trattati di pace con l’ELN
L’arcivescovo uscente di Calì, Darìo de Jesus Monsalve, sarà parte della commissione formata dal governo nazionale per i colloqui di pace con l’Ejercito de Liberacion Nacional (ELN). Il dialogo inizierà prima della fine del mese, probabilmente in Venezuela.
Il vescovo lascerà l’incarico quest’anno per aver raggiunto l’età della pensione, e aspetta solo la conferma del suo “pensionamento” da paret della Santa Sede. Negli ultimi anni, è stato uno dei volti più visibili della Chiesa colombiana nella richiesta della pace, e ha anche servito come mediatore in varie trattative per la liberazione dei sequesrati da parte dell’ELN.
Come vescovo di Calì, il prelato è stato sempre in prima linea negli sforzi della pace, chiedendo a più riprese agli attori della guerra armata di rispettare la popolazione civile.
Il vescovo Monsalve ha dato disponibilità a prendere parte al dialogo lo scorso 22 giugno, tre anni dopo l’elezione del presidente Gusavo Petro. Questi si era detto subito disponibile a riprendere i negoziati con l’ELN, sospesi nel 2018 verso la fine del governo di Juan Manuel Santos.
La Chiesa Cattolica, insieme alla Defensoria del Pueblo, è stato mediatore per la liberazione di due soldati che erano sequestrate nei giorni scorsi.