Tirana , mercoledì, 16. novembre, 2022 10:00 (ACI Stampa).
Nel 1935 Don Orione accettò la proposta di aprire una missione in Albania. Gli orionini rimasero nel “Paese delle aquile” per una decina di anni, esattamente fino al gennaio del 1946 quando, con l’ascesa al potere di Henver Hoxha, furono obbligati a lasciare il Paese. Quarantasei anni dopo, in seguito della caduta del regime dittatoriale, la Congregazione decise di tornare in Albania inviando due missionari, Don Giuseppe De Guglielmo e Fratel Renato Ponassi che, così come richiesto dall’allora Nunzio apostolico Mons. Ivan Diaz in accordo con i Superiori, il 18 ottobre 1992 raggiunsero Elbasan, una città 50 km a sud della capitale Tirana. Ad accompagnarli in questo viaggio c’erano anche il Provinciale Don Antonio Villari e il chierico Mario Baglio.
"La Congregazione, tramite l’allora Provincia religiosa Ss. Apostoli Pietro e Paolo, decise di riaprire la missione in Albania penso per un fatto affettivo – racconta Don De Guglielmo -. Nel 1992 si volle riprendere il cammino missionario a favore della popolazione albanese interrotto nel 1946. A questa decisione si aggiunse il pressante appello di Papa Giovanni Paolo II alle comunità religiose, sia maschili che femminili, a inviare missionari e missionarie in Albania per aiutare la Chiesa albanese a risorgere dalle ceneri, non avendo più né vescovi né sacerdoti, eliminati dal regime. I pochi sacerdoti sopravvissuti dopo aver sopportato per anni la prigione e le torture più terribili non erano in grado da soli di reggere l’immane lavoro di ricostruzione del tessuto religioso e la Congregazione ha risposto a questo appello del Papa".
Don Guglielmo spiega che all’epoca a Elbasan gli unici cattolici presenti sul posto erano i tecnici e gli operai che erano giunti dal nord dell’Albania con le loro famiglie per lavorare in un enorme complesso siderurgico nella periferia della città e nella centrale idrica distante poche decine di Km. "La celebrazione si svolgeva nella chiesa di San Pietro dei Basiliani di Grottaferrata di rito bizantino, risalente agli anni ’30 e adibita dal regime a palestra. Oltre alle suore e a queste famiglie cattoliche immigrate, la chiesa si riempiva di gente curiosa che veniva per vedere forse uno spettacolo o per ricevere qualche aiuto. Si creava così una grandissima confusione fatta di chiacchiericcio e dovevo interrompere la Messa per cercare di far fare un po’ di silenzio".
Superate le prime difficoltà gli orionini cominciarono a radunare ragazzi, a organizzare campi estivi e catechesi. Sistemato il terreno per il frequentatissimo oratorio, il Nunzio Apostolico ha continuato a sostenere gli orionini rimanendo al loro fianco in ogni situazione. Con l’apporto della Congregazione costruì la chiesa, che è stata consacrata e dedicata a San Pio X il 2 febbraio del 1997.
Mentre a Elbasan la missione prendeva forma e si standardizzava con la nascita di due opere tipicamente orionine: il Centro di collaborazione interreligioso e l’attività con i giovani attraverso l’Oratorio e un gruppo di giovani ispirati al carisma orionino (SHAO), nel giugno del 1998 si aprì la seconda comunità nel nord del Paese e precisamente a Shiroka. 15 anni più tardi la sede venne trasferita nel vicino villaggio di Bardhaj, che conta oggi "tremila anime tutte cattoliche". Qui si è costruita anche la chiesa con accanto il Centro giovanile.