Ci sono poi 80 casi di furto di offerte, oggetti religiosi, ostie consacrate e materiale di chiesa. Inoltre, si contano sessanta casi di incendi o tentativi di incendio, almeno 14 casi di assalto fisico, insulti e minacce, e – come detto – quattro omicidi.
Sono cifre che spiegano come la persecuzione contro i cristiani è nascosta, così come lo sono i crimini di odio contro i cristiani. Mentre è facile riconoscere casi di islamofobia o antisemitismo, non c’è molta consapevolezza della discriminazione contro i cristiani.
Questa mancanza di consapevolezza deriva parzialmente in una tipica obiezione, che suona pressappoco così: “I cristiani non possono subire discriminazione perché sono la maggioranza”.
A questa obiezione, gli estensori del rapporto rispondono che “mentre le minoranze possono essere più vulnerabili alle discriminazioni, è una credenza sbagliata e priva di fondamento che i gruppi di maggioranza non possano essere discriminati, come mostra la storia”.
Infatti, continua il ragionamento, più che ai numeri si deve guardare ai gruppi che hanno “più potere di definire il discorso politico, di discriminare, insultare o attaccare un certo gruppo senza avere conseguenze”. Allo stesso tempo, “è importante fare una differenza tra il cristianesimo culturale, che è ancora maggioranza in Europa, da quelli che sono i cristiani praticanti”.
Il rapporto mostra anche una certa auto-censura dei cristiani, che è anche uno dei motivi per cui manca la copertura mediatica in alcuni casi. Questa autocensura è stata identificata in cinque aree di vita: l’educazione, il posto di lavoro, la sfera pubblica, le interazioni sociali private e le piattaforme mediatiche.
E così ci si trova di fronte a storie che non hanno preso i titoli dei giornali. In pochi, per esempio, si sono resi conto che due processioni sono state oggetto di un attacco diretto in Francia: è avvenuto la prima volta il 13 maggio, ad opera di un gruppo di attivisti di sinistra, e la seconda volta a dicembre, con protagonista questa volta un gruppo di islamisti radicali.
Nell’agosto 2021, un predicatore cristiano è stato interrogato dalla polizia per aver letto la Bibbia ad alta voce, con tono calmo, fuori da una stazione dei treni di Londra. Non era un caso isolato: più volte, nel corso del 2021, nel Regno Unito predicatori pubblici sono stati arrestati o anche molestati per aver predicato valori cristiani.
Sono casi che capitano, spiega il rapporto, anche a causa “di leggi sul discorso di odio con una formulazione ambigua e la legislazione sull’ordine pubblico” che hanno “minato il diritto alla Libertà di Espressione”.
Ancora, nel 2021, i media e i gruppi politici cristiani sono sempre stati più soggetti a stereotipi, le organizzazioni cristiane sono state bandite da piattaforme social media dove insulti e discorsi violenti contro cristiani sono stati permessi.
In particolare, il comunicato dell’Osservatorio nota che “in articoli giornalistici, il cristianesimo è stato descritto come una ideologia pericolosa, e i credenti sono stati chiamati ‘stupidi fanatici religiosi’.” Anzi un politico spagnolo ha descritto una processione cattolica come un evento “talebano” e un altro politico è arrivato a dire che i 7000 cattolici ammazzati durante la guerra civil avrebbero dovuto essere di più”.
Altre questioni. In Germania, Spagna e Regno Unito sono state stabilite zone “ad accesso sicuro”, intorno alle cliniche pro-aborto, cosa che criminalizza varie attività incluse le veglie di preghiera, le conversazioni con il pubblico e altre forme di attivismo pacifico”.
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Anche il diritto all’obiezione di coscienza è considerato a rischio. Due le case-history presentate dal rapporto e ben conosciute: quella dell’ex ministro finlandese Päivi Räsänen, incriminata per discorso di odio dopo aver twittato un passaggio della Bibbia sulla omosessualità. Lo scorso marzo, ha vinto contro tutte le accuse, ma il procuratore generale finlandese si è appellato alla decisione.
L’altro caso riguarda due ostetriche svedesi che si sono avvalse della libertà di coscienza per rifiutare di assistere nella pratica dell’aborto e per questo sono rimaste fuori dal circuito lavorativo. La Corte Europea dei Diritti Umani ha rigettato il caso, stabilendo un precedente per casi futuri.
In generale, la cornice legale è problematica. Il rapporto mette in luce la promulgazione di nuove leggi – spesso basate sull’ideologia gender- che impongono l’educazione sessuale e colpiscono il diritto dei genitori di decidere come educare i loro bambini; le nuove regole che hanno dato ai minori autonomia di sottoporsi ad aborto o cambio di sesso senza chiedere il consenso dei genitori; lo “ingiustificato trattamento discriminatorio” contro le Chiese nella legislazione anti-COVID 19.
Da questo particolare punto di vista, il Rapporto mette in luce che “in Spagna, Francia e alcune città francesi, alcune affermazioni fuorvianti fatti dai media e dai politici hanno portato ad una stigmatizzazione di Chiese evangeliche e gruppi, definite addirittura come diffusori del COVID 19 durante la pandemia”.
Questi sono solo alcuni degli esempi del paper. Tra le raccomandazioni finali, quella per politici, giornalisti e altre pubbliche figure di “giocare un ruolo cruciale nel costruire una società più tollerante”.