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Papa Francesco,“Per chiamare Sant’Ignazio Dio si servì di una guerra e di una peste”

Lettera di Papa Francesco al Cardinale Omella per i 500 anni della conversione di Sant’Ignazio

Sant'Ignazio | Un ritratto di Sant'Ignazio | PD Sant'Ignazio | Un ritratto di Sant'Ignazio | PD

Per il cinquecentesimo anniversario della conversione di Sant’Ignazio, Papa Francesco, il Papa gesuita, invia al Cardinale Omella, arcivescovo di Barcellona, una lettera in cui ripercorre la storia di Sant’Ignazio e afferma che “è significativo in questi momenti pensare che, per portarlo dove era (nel momento della conversione) Dio si servì di una guerra e una peste”.

Sono 500 anni, dice il Papa, dell’arrivo di “un povero soldato ad un luogo nascosto della geografia di Spagna, mentre andava verso la Terra Santa”, perché “ dopo aver servito il re e le sue convinzioni”, aveva deciso, inaridito nel corpo nello spirito, di spogliarsi di tuto con il proposito di seguire Cristo in povertà e umiltà, e per questo “non gli importava entrare in alberghi per i poveri o ritirarsi in una caverna”.

Senza dubbio, aggiunge il Papa, “ è paradossale cinque secoli dopo le autorità civili e religiose di questa regione, insieme al preposito istituzionale della Compagnia di Gesù che fondò, si riuniscono in forma istituzionale per celebrare questo evento”.

È qui che il Papa trova significativa la presenza di una guerra e di una peste, che lo portarono da Pamplona a Barcellona e poi a Manresa, cosa che ci porta a pensare che “nel mezzo della crisi, Dio ci dice che noi non siamo i signori della Storia”.

È da lì che nasce una storia, aggiunge Papa Francesco, che ha portato agli esercizi spirituali e ad altri itinerari di persione, come “i dodici gradi di umiltà di San Benedetto, las moradas di Santa Teresa”, e altri modi con i quali si eleva la terra al cielo”.

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