Città del Vaticano , lunedì, 14. novembre, 2022 17:30 (ACI Stampa).
Per il cinquecentesimo anniversario della conversione di Sant’Ignazio, Papa Francesco, il Papa gesuita, invia al Cardinale Omella, arcivescovo di Barcellona, una lettera in cui ripercorre la storia di Sant’Ignazio e afferma che “è significativo in questi momenti pensare che, per portarlo dove era (nel momento della conversione) Dio si servì di una guerra e una peste”.
Sono 500 anni, dice il Papa, dell’arrivo di “un povero soldato ad un luogo nascosto della geografia di Spagna, mentre andava verso la Terra Santa”, perché “ dopo aver servito il re e le sue convinzioni”, aveva deciso, inaridito nel corpo nello spirito, di spogliarsi di tuto con il proposito di seguire Cristo in povertà e umiltà, e per questo “non gli importava entrare in alberghi per i poveri o ritirarsi in una caverna”.
Senza dubbio, aggiunge il Papa, “ è paradossale cinque secoli dopo le autorità civili e religiose di questa regione, insieme al preposito istituzionale della Compagnia di Gesù che fondò, si riuniscono in forma istituzionale per celebrare questo evento”.
È qui che il Papa trova significativa la presenza di una guerra e di una peste, che lo portarono da Pamplona a Barcellona e poi a Manresa, cosa che ci porta a pensare che “nel mezzo della crisi, Dio ci dice che noi non siamo i signori della Storia”.
È da lì che nasce una storia, aggiunge Papa Francesco, che ha portato agli esercizi spirituali e ad altri itinerari di persione, come “i dodici gradi di umiltà di San Benedetto, las moradas di Santa Teresa”, e altri modi con i quali si eleva la terra al cielo”.