Roma , sabato, 5. novembre, 2022 10:00 (ACI Stampa).
Ci avviamo all’inizio del nuovo anno pastorale e le comunità diocesane stanno ricevendo indicazioni dai propri vescovi. Oltre al cammino sinodale avviato alcuni presuli hanno inviato ai propri fedeli una lettera pastorale.
“Coraggio! Alzati, ti chiama (Mc 10,49). La vita cristiana come sequela di Gesù”, è il titolo dato dal vescovo di Lucera-Troia, Giuseppe Giuliano, che ha consegnato il documento alla comunità diocesana lo scorso 1 novembre per indicare “l’orizzonte comune di impegno e di riflessione” da tradurre poi, nelle singole comunità parrocchiali, in un programma pastorale. Il presule propone la visione della vita cristiana a partire dalla sequela del Messia. “Essa – scrive – è indirizzata alla diocesi di Lucera-Troia, incamminata con le Chiese italiane e con la Chiesa universale nel Sinodo a cui Papa Francesco chiama tutte le comunità cristiane del mondo”.
Ai giovani si rivolge particolarmente il vescovo di Acqui, Luigi Testore. “I giovani avranno visioni”, il tema della lettera: “non vorrei aggiungere nuove riflessioni al cammino sinodale, che è già in corso, e che ha, magari marginalmente, coinvolto alcuni di voi. Vi chiederei piuttosto di rileggere la Lettera dell’anno scorso, che mi sembra offrisse qualche spunto utile”. La Lettera dello scorso anno era incentrata sul tema “Immaginare la Chiesa di domani”. La spiegazione del titolo è in queste parole che si leggono nella lettera: “Ho anche osservato che effettivamente noi vecchi possiamo avere ormai solo dei sogni, perché siamo al termine del nostro percorso di vita. Possiamo sognare un mondo migliore in cui si superino i difetti della nostra società contemporanea, le grandi ingiustizie e diseguaglianze internazionali che hanno segnato in particolare l’ultimo secolo. Sognare un mondo in cui si possa finalmente eliminare la guerra come strumento per dirimere le questioni. Sognare un mondo più fraterno e solidale. Ma soprattutto sognare una Chiesa più evangelica, più capace di accogliere le istanze e i problemi del tempo, capace di annunciare il Vangelo con libertà, capace di essere sale e luce anche per la gente di oggi”. Ma, come dice il Profeta – sottolinea il vescovo – “se i vecchi possono sognare, i giovani avranno visioni. I giovani, infatti, devono avere una visione di come vorrebbero costruire il mondo e di come vorrebbero edificare la Chiesa”. Tocca a loro “inventare questi cammini, scoprire il loro modo di essere Chiesa oggi, come applicare la novità del Vangelo al nostro tempo, come sentirsi protagonisti in una comunità che ha inevitabilmente bisogno di grande rinnovamento e che deve progettare il proprio futuro”.
“Un cuor solo e un’anima sola” è il titolo della lettera del vescovo Giacomo Morandi alla diocesi di Reggio Emilia-Guastalla. È la prima lettera del presule e nella quale “vorrei rivolgermi a voi – scrive - per condividere alcune mie riflessioni maturate negli incontri di questi mesi. Non vuole essere una lettera pastorale, quanto piuttosto un’indicazione di alcuni spunti spirituali per il cammino di quest’anno”. “In più occasioni – scrive – ho detto che non possiamo permetterci il lusso dell’avvilimento o dello sconforto, perché sarebbe un atteggiamento di ingiustizia – oserei dire grave – nei confronti del Signore e di tanti fratelli e sorelle di questa Chiesa che hanno speso la loro vita per rendere visibile e tangibile l’amore di Dio!”. Morandi lo scrive mentre la diocesi ha completato i volumi sulla propria storia, l’ultimo dedicato proprio alla storia recente “di cui molti di voi – con ogni probabilità – sono stati anche testimoni oculari e forse protagonisti”. Sono pagine – aggiunge – “intrise di operosità e di iniziative, anche innovative, sia in ambito ecclesiale, sociale e caritativo. Conoscere questa storia, amare questi volti di fratelli e sorelle – vescovi, presbiteri, diaconi, religiosi/e, laici e laiche – è un primo efficace antidoto contro lo scoraggiamento, ma anche un monito a non disperdere questa preziosa eredità”.
“L’albero dello spirito…non foglie ma frutto” è il titolo dato dal vescovo di Caltanissetta, Mario Russotto, che invita ad “investire di più nel creare occasioni di incontro innanzitutto tra i presbiteri disseminati su un territorio vasto e a volte così disomogeneo che si estende dalla pianura fino alla montagna”. “Abbiamo – aggiunge – di condividere la nostra vita e missione, di trovarci a pregare insieme, meditando e pregando la Parola di Dio che, prima di essere annunciata alle nostre comunità, deve trovarci discepoli pronti ad ascoltare! Non diventiamo dei professionisti della conversione altrui!”. Il vescovo è convinto che “il cambiamento di noi stessi” è la “via per un’autentica riforma della Chiesa e della vita delle nostre comunità! Il rischio, infatti, è che ciò che proponiamo sia ancora il frutto di quell’uomo vecchio i cui residui continuano a influenzare il nostro modo di pensare ed agire!”.