Città del Vaticano , giovedì, 2. aprile, 2015 11:32 (ACI Stampa).
La messa crismale non è parte del Triduo Pasquale, ma in un certo senso ne è la porta. Ogni vescovo riunisce i sacerdoti della sua diocesi e benedice gli olii sacri che nell’anno serviranno per l’amministrazione dei Sacramenti. É come una vigilia, perché l’unico giorno di Pasqua che è il Triduo, inizia alla sera, e allora è bello che i sacerdoti siano con Gesù fin dal mattino, pronti ad accompagnarlo in questo insolito unico giorno. Lo fa anche il Papa, vescovo di Roma. Papa Francesco, come i suoi predecessori, sceglie San Pietro e non la cattedrale di San Giovanni per significare la universalità del papato.
Una omelia tutta rivolta ai sacerdoti quindi, e in particolare alle loro stanchezze. “La stanchezza dei sacerdoti! Sapete quante volte penso a questo: alla stanchezza di tutti voi? Ci penso molto e prego di frequente, specialmente quando ad essere stanco sono io. Prego per voi che lavorate in mezzo al popolo fedele di Dio che vi è stato affidato, e molti in luoghi assai abbandonati e pericolosi. E la nostra stanchezza, cari sacerdoti, è come l’incenso che sale silenziosamente al Cielo. La nostra stanchezza va dritta al cuore del Padre.”
Ma, spiega il Papa, non ci si può riposare in un modo qualsiasi dalla stanchezza per il peso pastorale “come se il riposo non fosse una cosa di Dio. Non cadiamo in questa tentazione. La nostra fatica è preziosa agli occhi di Gesù, che ci accoglie e ci fa alzare”. E questa è una chiave della fecondità sacerdotale.
Il Papa pone ai sacerdoti che affollano la basilica una serie di domande sul riposo, sulla preghiera, sulla capacità di chiedere aiuto, di non essere chiusi in se stessi, di affidarsi alla protezione dei santi.
Un lista lunga, cui il Papa risponde ricordando che un buon prete gioisce con chi è felice e piange con chi soffre, perché “Per noi sacerdoti le storie della nostra gente non sono un notiziario”.