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Il vescovo Paul Hinder, i cristiani in Bahrein sperano di essere rafforzati dal Papa

L'amministratore apostolico dell’Arabia Settentrionale, vescovo cappuccino svizzero, ci spiega come gli 80 mila cristiani attendono Papa Francesco

Il vescovo Paul Hinder  |  | Wikipedia Il vescovo Paul Hinder | | Wikipedia

Da giovedì 3 a domenica 6 novembre Papa Francesco si recherà in Barhain, partecipando anche al ‘Bahrain Forum for Dialogue: East and West for Human Coexistence’ e celebrerà una messa solenne al ‘Bahrain National Stadium’ sabato 5 novembre ‘alla quale i cattolici del Bahrain e delle altre nazioni del vicariato del Nord Arabia sono invitati a partecipare’, come ha sottolineato mons. Paul Hinder, amministratore apostolico dell’Arabia Settentrionale.

Nel Barhain ci sono oltre 80.000 cattolici su un totale di 1.400.000 abitanti (circa 240.000 gli stranieri), in larga maggioranza migranti provenienti dal subcontinente indiano e dalle Filippine. Al suo interno vi è anche un popolazione cristiana autoctona: un migliaio di fedeli in larga maggioranza cattolici, perlopiù arabo-cristiani, emigrati da altre nazioni del Medio oriente nel regno fra gli anni Trenta e Cinquanta del secolo scorso, oggi cittadini a pieno titolo. 

Da monsignor Paul Hinder ci facciamo raccontare l’aspettativa dei cattolici per la visita di papa Francesco nel Paese: “Questo è un momento che capita raramente nella vita di una regione come il Vicariato Apostolico dell’Arabia Settentrionale, che comprende Qatar, Kuwait e Arabia Saudita. Per il Barhain, stato fra i più tolleranti e liberali in questa parte del mondo, è un privilegio essere benedetti da una visita di un papa. Il Paese ha una piccola comunità di soli 80.000 cattolici, ma tutti si sentono inorgogliti dal fatto che il Santo Padre sarà fra loro. E’ un evento che non avevano immaginato nemmeno nei sogni più azzardati. L’annuncio ha creato eccitazione fra i fedeli, e ognuno vuole essere parte di questo straordinario avvenimento. 

Mentre i funzionari del vicariato lavorano con le autorità per predisporre un degno programma per il papa, la comunità si sta attivando dietro le scene perchè tutto si svolga bene. La cosa più importante è che la comunità spera vivamente di essere rafforzata nella fede dalla presenza del papa che ha mostrato con le parole ed i fatti che i cristiani sono chiamati a contribuire a diffondere pace ed amicizia dovunque vivano, e che la santità si può raggiungere anche in un mondo caotico e materialistico.

Il Barhain è particolarmente felice di questa visita, perché avviene a distanza di tre anni e mezzo da quella che papa Francesco fece agli Emirati Arabi Uniti nel 2019. Il Golfo Persico è prevalentemante musulmano, con gradi diversi di libertà e tolleranza religiosa. Questa visita rafforzerà ulteriormente l’idea che un piccolo Regno nella mappa mondiale può essere propagatore di tolleranza religiosa”.

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Il motto della visita papale è ‘Pace in terra agli uomini di buona volontà’: come si attua nella Penisola Arabica?

“Il motto racconta la norma di vita della religione cristiana. Il Nuovo Testamento è pieno di esempi di semplice vita cristiana contrassegnata da pace e armonia. Questo messaggio di Gesù Cristo ha risonanza in tutte le comunità del globo, particolarmente nella Penisola Arabica dove l’Islam è la religione maggioritaria. Il motto è una celebrazione di tutto quello che il papa sostiene: avvicinarsi l’un l’altro, stendere una mano, seppellire le differenze religiose, abbandonare estremismi e vivere in pace.

Mi aspetto che papa Francesco come i suoi predecessori unirà il tema della pace a quello della giustizia, perché la pace vera deve essere abbracciata dalla giustizia per ottenere una valida struttura sociale. Come in altre parti del Medio Oriente c’è ancora molto da fare in questa direzione. Musulmani e Cristiani insieme ad altre persone di buona volontà sono chiamati ad essere artigiani di una società e di un mondo dove le parole del Salmo 85:  giustizia e pace si abbracciano”.

Perché il papa è stato invitato nel vostro Paese? 

“Il Barhain ha una ricca storia di tolleranza religiosa. Il Regno ha permesso a persone non musulmane o di altre religioni di praticare il loro culto da più di 200 anni. Ciò è stato dimostrato già dal 1819 quando l’allora sovrano del Barhain concesse la licenza per costruire un Tempio Indu. Due anni più tardi, i missionari della ‘American Mission’ giunsero nel Barhain, incontrarono Shaikh Isa bin Ali Al Khalifa, e ottennero il permesso di costruire una chiesa, una scuola e un ospedale.

Ci sono forti e cordiali legami fra Barhain ed il Vaticano. Il Barhain ha 2 parrocchie cattoliche, ed una nuova bellissima Cattedrale di Nostra Signora d’Arabia che è stata inaugurata nel dicembre dello scorso anno su un terreno di 900 metri quadri, donato da Sua Maestà il Re, e che accoglie fino a 2.300 fedeli.

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Le relazioni fra Barhain e Vaticano sono progredite negli ultimi anni. Il re Hamad nel 2014 ha presentato a papa Francesco un modello della cattedrale ed invitato il pontefice a visitare il suo Paese. Il re sottoscrisse anche il ‘Documento sulla Fratellanza Umana’, firmato ad Abu Dhabi nel 2019 dal pontefice, papa Francesco, e dal grande imam, dott. Ahmed El Tayeb, rettore della più importante università islamica Al Azhar, con lo scopo di avvicinare i popoli nello spirito del rispetto e della tolleranza”.

Papa Francesco parlerà alla conferenza ‘Est e Ovest per una coesistenza umana’, che avrà la partecipazione di 200 tra leader religiosi, studiosi, personalità mediatiche: in quale modo tale coesistenza umana si realizza nel vostro Paese?

“Il fatto che il ‘Forum per il Dialogo’ si terrà in Barhain riflette già il posizionamento del Regno come Paese sviluppato e liberale ed è un segnale di tolleranza e coesistenza. Il Forum coinvolgerà leaders mondiali e capi religiosi, inclusi papa Francesco ed il grande imam di Al Azhar, dott. Ahmed El Tayeb. I particolari saranno presto annunciati. Ma sarà una celebrazione di armonia fra le religioni e un segno di pacifica coesistenza, un tema molto caro a papa Francesco. Visto dalla prospettiva del ‘Documento di Fratellanza Umana’, firmato ad Abu Dhabi tre anni fa; tale incontro sarà un’altra iniziativa per portare il Medio Oriente più vicino al resto del mondo. Per papa Francesco rappresenta un altro passo importante nel costruire ponti fra religioni e culture”.

Come vivono i cristiani in Barhain?

“Benchè la Chiesa abbia un campo d’azione limitato, le attività promosse dalla chiesa hanno un vasto impatto sulla comunità in generale. La Scuola del Sacro Cuore, per esempio, gode di grande stima anche fra i cittadini del Barhain. Il sostegno ai lavoratori è praticato discretamente da gruppi parrocchiali attraverso visite ai campi di lavoro (aree residenziali riservate ai lavoratori migranti). Come migranti, i lavoratori non hanno alcuna influenza politica sulla legislazione del Paese, ma possono contribuire in modo discreto e prudente ad una maggiore consapevolezza di specifici problemi sociali”.

Cosa rappresenta la visita del papa per il dialogo con i musulmani? 

“La visita papale ha un grande significato per questa regione a prevalenza musulmana. Il santo Padre si è sempre battuto per il pluralismo e l’armonia interreligiosa, e il caldo benvenuto che ricevette durante la sua storica visita agli Emirati Arabi Uniti nel 2019 (la prima di un papa nel Medio Oriente) è stato il riflesso del rispetto e amore che egli raccomanda fra popoli di fedi diverse. Il Barhain, con la prima Chiesa Cattolica del Golfo Arabico, costruita nel 1939, costituirebbe un perfetto seguito a quella visita, poiché il papa continua la sua missione di costruzione di ponti in un mondo dilaniato dalle guerre”.