Parla di pace e riconciliazione in un paese che conosce la violenza il Papa perché “nell’opera di costruzione di un solido ordine democratico, di rafforzamento della coesione e dell’integrazione, della tolleranza e del rispetto per gli altri, il perseguimento del bene comune dev’essere un obiettivo primario. L’esperienza dimostra che la violenza, il conflitto e il terrorismo si alimentano con la paura, la sfiducia e la disperazione, che nascono dalla povertà e dalla frustrazione. In ultima analisi, la lotta contro questi nemici della pace e della prosperità dev’essere portata avanti da uomini e donne che, senza paura, credono nei grandi valori spirituali e politici che hanno ispirato la nascita della Nazione e ne danno coerente testimonianza.”
E chiede l’impegno e la testimonianza dei kenioti per “la promozione e la preservazione di questi grandi valori”. Un incoraggiamento “ad operare con integrità e trasparenza per il bene comune e a promuovere uno spirito di solidarietà a ogni livello della società.”
E il richiamo del Papa è a “mostrare una genuina preoccupazione per i bisogni dei poveri, per le aspirazioni dei giovani e per una giusta distribuzione delle risorse umane e naturali con le quali il Creatore ha benedetto il vostro Paese.”
Poi un richiamo alla bella tradizione dei giovani alunni di piantare un albero un “segno eloquente di speranza nel futuro e di fiducia nella crescita donata da Dio sostenervi negli sforzi di coltivare una società solidale, giusta e pacifica sul suolo di questo Paese e in tutto il grande Continente africano.”
Al Presidente il Papa ha portato in dono un disegno del Bernini del progetto per i campanili della Basilica di San Pietro custodito dalla Biblioteca Vaticana .
Il Presidente Uhuro Kenyatta, figlio di una dei padri della nazione, ha salutato il Papa con entusiasmo, ha ricordato di voler combattere la corruzione e difendere l’ambiente e utilizzare le risorse in modo che il popolo non sia diviso. E aggiunge che bisogna riconoscere i fallimenti.
Mantenere la coesione e il dialogo per un pace durevole, dice il presidente, sono le sfide del post colonialismo per tutto il popolo e con i partners esteri.
La Chiesa in Kenia è stato un partner forte per lo sviluppo sociale e politico della nazione, dice il presidente ricordando i programmi di assistenza e di istruzione e ricorda che ha ricevuto personalmente una educazione cattolica.
Ricorda gli eroi i piccoli eroi che lavorano insieme per non cadere nel cinismo.
“Preghi per il Kenia quando lascierà il paese perchè Dio risani questa terra” conclude Kenyatta.
Nella sala allestita per la cerimonia di benvenuto in attesa di Francesco gli ospiti, uomini politici ed ambasciatori riascoltano la voce di Giovanni Paolo II e di alcuni dei suoi discorsi nella sue tre visite nel 1980, ’85 e ’95.
In volo il Papa ha saluto i giornalisti e ricordato il processo di pace in Colombia, salutato la iniziativa di un gruppo di suore che pregano ininterrottamente per questo viaggio: "di loro che devono scrivere un manuale di come essere santi nella vita in tanto poco tempo” risponde Francesco. Scherza sulle punture di zanzara “l’unica cosa che temo” dice.
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Nella strada che dall’aeroporto arriva alla State House non ci sono grandi folle ma c’è grande entusiasmo, e mentre la notte cala rapidamente sulla città, e inizia una pioggia torrenziale i canti continuano ad accompagnare il Papa che dopo la cerimonia si trasferisce nella nunziatura di Nairobi.