Minsk , giovedì, 20. ottobre, 2022 12:30 (ACI Stampa).
Durante le proteste a seguito della rielezione del presidente Aleksandr Lukashenko, la chiesa dei Santi Simone ed Elena era diventata un punto di riferimento per i manifestanti, perché era sulla strada principale e vicino agli edifici governativi ed era caratterizzata dai tipici mattoni rossi che le hanno valso l’appellativo di “Chiesa Rossa”. Il 26 settembre scorso, un incendio ha colpito la chiesa. Ma la chiusura per riparazioni ha riguardato anche la canonica, in quello che molti hanno descritto come una decisione autoritaria da parte del governo di Minsk.
Di certo, la Chiesa locale ha cercato di evitare ogni vittimismo e ogni polemica con il governo, diffondendo sul sito Catholic.by un comunicato ufficiale che parla della “volontà positiva di continuare la cooperazione” dopo che c’era stato un primo incontro con le autorità bielorusse il 14 ottobre.
L’incontro ha visto la partecipazione del commissario per le religioni e le nazionalità Aleksandr Rumak, il vicepresidente del comitato esecutivo della città di Minsk Artyom Tsuran, il direttore del CUE “Minsk Heritage” Aleksandr Kokhan e altri funzionari pubblici. Da parte della Chiesa, c’erano l’arcivescovo Ante Jozic, nunzio apostolico, l’arcivescovo Yusof Staneysky di Minsk e Yury Sanko, il portavoce dell’arcidiocesi.
Secondo un comunicato dell’arcidiocesi, Korkhan ha delineato un piano di lavoro per eliminare le conseguenze dell’incidente della Chiesa Rossa ed effettuare riparazioni s larga scala per prevenire simili incidenti in futuro, e che non è possibile rimanere nel santuario durante i restauri. Rumak ha affermato che “questa è una chiesa e rimarrà tale, solo ora dobbiamo lavorare in modo costruttivo per effettuare le riparazioni”.
L’arcivescovo di Minsk ha chiesto garanzie sullo spostamento degli oggetti, specialmente quelli sacri, e di dove saranno immagazzinati, e ha chiesto anche alle autorità di destinare un locale all’interno della parrocchia per le attività parrocchiali temporanee.