Città del Vaticano , mercoledì, 25. novembre, 2015 14:15 (ACI Stampa).
La scorsa settimana anche a Roma è stato presentato il libro del cardinale Robert Sarah “Dio o niente”. Un evento molto familiare con presenze illustri come il cardinale George Pell, e gli arcivescovi Gänswein e Fisichella che hanno presentato il libro.
Un' occasione speciale per fare delle domande a fine conferenza al cardinale Sarah.
Quanto è differente l’ Africa che visiterà Papa Francesco da quella che visitò Giovanni Paolo II quando Robert Sarah era un giovane vescovo della Guinea Conakry?
“ L’Africa è la stessa, cioè un continente di credenti. Paolo VI ha detto che la patria di Cristo è l’ Africa, e Papa Benedetto ha ricordato che il polmone spirituale dell’umanità è l’Africa. E l’Africa è un continente di uomini che credono nella sofferenza, una sofferenza che viene da noi stessi, noi africani, ma anche che viene da altre persone che sfruttano il continente dando agli africani armi per combattere tra di loro. Il Papa troerà un’Africa con più sfide perchè oggi per aiutare l’ Africa molti occidentali dicono: se accettate la nostra politica, la nostra ideologia allora vi aiutiamo. Più della metà dei 52 governi dei paesi africani sono obbligati a creare un “ministero del gender” per diffondere la ideologia del gender. Se non lo fanno, nessun aiuto. E per questo la Chiesa ha un ruolo molto importante, per educare, informare e per resistere a tutte le ideologie che distruggono l’uomo e la vita. Papa Francesco visiterà l’ Uganda, il primo paese che ha conosciuto il martirio, e ancora oggi il continente africano conosce il martirio. Ogni giorno quando un cristiano va in Chiesa, in Nigeria, non sa se torna a casa vivo. E così in Egitto, in Eritrea, in in Mali, Centrafrica, Kenia. Ma troverà un continente gioioso, che canta, che balla perché la vita è bella malgrado la sofferenza. E troverà anche delle sorprese, dovrà imparare a conoscere questo continente, che non è l’ America Latina, è molto differente.”
Uno dei temi che il Papa affronterà nel suo viaggio è quello del dialogo tra cristiani e mussulmani. C’è un punto in cui il dialogo non è più possibile o è sempre possibile?