Città del Vaticano , giovedì, 13. ottobre, 2022 13:19 (ACI Stampa).
“Ci colpisce l’attualità, la modernità, l’orizzonte di quella iniziativa, che fin dall’inizio esprime e promuove una Chiesa in uscita. Quando si è in uscita si rimane giovani. Se tu stai seduto lì, senza andare, invecchi presto”. Lo ha detto il Papa ricevendo in udienza i redattori e collaboratori della Rivista “Mondo e Missione” del Pontificio Istituto Missioni Estere, nel 150° anniversario della fondazione.
“Rendiamo omaggio alla memoria di Padre Giacomo Scurati, primo direttore, e ai suoi collaboratori. Essi – ha ricordato Francesco - compresero il valore della comunicazione nella missione, anzitutto per la Chiesa stessa, per essere estroversa, e pienamente coinvolta nell’evangelizzazione, tutta missionaria, tutta evangelizzatrice”.
“Ancora oggi – ha proseguito il Pontefice - i reportage e le testimonianze dirette rappresentano la caratteristica più propria della rivista, grazie a racconti da luoghi o situazioni di cui pochi altri parlano: periferie geografiche ed esistenziali, che, in un mondo dove la comunicazione apparentemente ha accorciato le distanze, continuano però a rimanere relegate ai margini. Le distanze si sono accorciate, è vero, ma le dogane ideologiche si sono moltiplicate. E allora la sfida diventa ancora oggi andare proprio lì per far conoscere la bellezza e la ricchezza delle differenze, ma anche le tante storture e ingiustizie di società sempre più interconnesse e allo stesso tempo segnate da pesanti diseguaglianze. Essere voce dei senza voce è un compito primario della rivista, come di altre iniziative che il PIME ha promosso nel campo della comunicazione”.
Si tratta – ha aggiunto Papa Francesco - di “tutti modi per raccontare il mondo mettendosi dalla parte di chi non ha diritto di parola o non viene ascoltato, dei più poveri, delle minoranze oppresse, delle vittime di guerre dimenticate. Questo lo voglio sottolineare: le guerre dimenticate. Oggi tutti siamo preoccupati, ed è buono che sia così, di una guerra qui in Europa, alla porta dell’Europa e in Europa, ma da anni ci sono guerre: più di dieci anni in Siria, pensate allo Yemen, pensate al Myanmar, pensate in Africa. Queste non entrano, non sono dall’Europa colta. Le guerre dimenticate sono un peccato, dimenticarle così”.
“In quelle che continuano a essere considerate periferie, ai missionari – ha concluso il Papa - è capitato spesso di scoprire che lo Spirito Santo era arrivato prima di loro. Chi era partito per evangelizzare, si è trovato il più delle volte a ricevere una Buona Notizia”.