Milano , giovedì, 13. ottobre, 2022 14:00 (ACI Stampa).
Chi sono i giovani? Ma soprattutto esistono giovani ‘cattivi’? Domande che sorgono dopo aver ascoltato don Claudio Burgio, cappellano del carcere minorile Beccaria di Milano, che racconta la ‘fatica’ dei giovani a vivere, perché gli adulti basano tutto sull’emergenza educativa: “In effetti se si risalgono a memoria gli ultimi decenni è difficile ricordare un momento in cui gli adulti non dicessero che c’era un’emergenza educativa. D’altra parte però vorrei ribaltare il concetto. Emergenza significa letteralmente far emergere: in particolare ciò che non sappiamo o non vogliamo vedere. Il passaggio da una generazione all’altra hanno sempre comportato una crisi. Ma ogni crisi è anche inizio di speranza”.
Negli ultimi mesi sono aumentati i reati compiuti da minori: perché?
“I reati sono espressione di una rabbia generazionale che sta emergendo in tutta la sua evidenza. Da una parte, c’è una sorta di ricerca di adrenalina che non riescono a trovare in altre situazioni, dall’altra c’è una mancanza di senso di fondo su cui mi interrogo spesso. Questi ragazzi vogliono produrre un’immagine di sé grandiosa, vogliono avere i soldi, il potere, essere visti. Ma sono analfabeti dal punto di vista emotivo, perché nessuno li ha mai educati all’empatia, non sono mai stati accompagnati nel vivere il dolore, il loro e quello degli altri. E non mi riferisco solo ai ragazzi di periferia o di seconda generazione, ma anche ai ragazzi di buona famiglia”.
Come riesce a recuperare questi ragazzi distrutti da una vita di fallimenti sociali e familiari?
“Non so se li recupero, ma li educo. Educare non c’entra nulla con il ‘successo’, una categoria mondana che non ha nulla a che fare con il mio termine di paragone: il Vangelo. A Gesù hanno voltato le spalle in tanti e anche i suoi lo hanno tradito. Sempre guardando a Lui so che non sarò valutato su quanti ne ho ‘recuperati’, ma su quanta vita avrò dato lì dove sono chiamato. L’educazione non è nient’altro che questo: consegna di sé”.