Ancona , mercoledì, 12. ottobre, 2022 14:00 (ACI Stampa).
Si tratta della parola dell’intenso dolore di chi ha perso persone care, del dolore e dello smarrimento di chi ha trovato la propria casa spogliata di quei beni e dei ricordi che la rendevano bella e sicura ai loro occhi, del dolore di chi ha visto la propria attività economica irrimediabilmente devastata, tanto da temere di non poterla più riavviare. In questi giorni il dolore di queste persone sta ricevendo conforto dalla generosa e infaticabile azione di tantissimi volontari, provenienti da diverse parti d’Italia e da diverse organizzazioni, in gran parte giovani che anche in questa circostanza non hanno perso tempo nel rendersi disponibili”.
Con queste parole il vescovo di Senigallia, mons. Franco Manenti, ha celebrato i funerali delle vittime dell’alluvione avvenuta nella notte tra giovedì 15 e venerdì 16 settembre con l’invito affinchè non avvengano altre catastrofi: “Il dolore di queste persone sollecita tutti a una solidarietà, a una vicinanza che proseguano nel tempo; avanza inoltre con forza una precisa richiesta agli amministratori, a ogni livello, del territorio: che finalmente intraprendano con determinazione un’incisiva e tempestiva azione di messa in sicurezza del territorio. Perché non accada un’altra volta che l’acqua, bene prezioso e insostituibile per la nostra vita, porti morte e devastazione nelle nostre case e spenga le nostre speranze”.
Partendo dall’omelia al presidente delle ACLI Marche, Luigi Biagetti, abbiamo chiesto di raccontarci come è la situazione dopo l’alluvione: “A distanza di un mese, purtroppo, ci sono ancora situazioni di disagio e zone ancora da sgombrare dal fango. Molte le famiglie coinvolte e molte anche le attività commerciali, agricole ed industriali, che con molta fatica stanno cercando di riprendere, ma i danni in alcune realtà sono veramente tanti. Senza poi considerare tutti i ‘beni pubblici’ danneggiati, come strade e ponti”.
Questa ‘tragedia’ poteva essere evitata?
“Era già accaduto nel 2014 e ci si era impegnati a fare le casse di espansione e una costante manutenzione del territorio, ma non è stato fatto. L’alluvione del 15 settembre è l’ennesima prova del cambiamento climatico. Dobbiamo capirlo: oggi gli eventi climatici estremi, che si moltiplicano con effetti sempre più devastanti, sono causati dalle modificazioni che l’uomo ha apportato all’ambiente. Negare che le catastrofi di oggi derivino dal cambiamento climatico e dal saccheggio della natura operato dagli uomini non è più lecito. La fragilità che caratterizza l’intero territorio della Penisola italiana è particolarmente evidente nelle Marche”.