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Al San Fedele di Milano si uniscono arte e assistenza sanitaria

Sono stati inaugurati nuovi spazi del Museo San Fedele di Milano. Giovedì 6 ottobre, alla presenza dell’Arcivescovo Delpini prevista anche la presentazione del nuovo progetto di assistenza sanitaria

Museo San Fedele |  | Wikipedia Museo San Fedele | | Wikipedia

Sono stati inaugurati nuovi spazi del Museo San Fedele di Milano. Giovedì 6 ottobre, alla presenza dell’Arcivescovo Delpini prevista anche la presentazione del nuovo progetto di assistenza sanitaria.

"L’Associazione San Fedele rafforza l’attenzione ai più fragili lanciando una galassia di nuovi spazi e servizi pensati per chi vive ai margini nel cuore di Milano", si legge sul sito della diocesi di Milano.

Nella cinquecentesca chiesa dei Gesuiti si sviluppa un percorso artistico e religioso che comprende la cripta, la sacrestia, la «cappella delle ballerine» e un museo di dipinti e reliquiari con opere d’arte che spaziano dal XIV secolo al presente.

"Abbiamo pensato che le tante anime del San Fedele potessero intrecciarsi anche per chi sotto i portici di Milano cerca un riparo, o per chi si mette in coda per le medicine, come avviene con il nostro servizio di farmacia solidale", dice Tommaso De Filippo, coordinatore dei servizi di Assistenza Sanitaria del Centro San Fedele.

E' stata inaugurata la sala Nanda Vigo, anello di congiunzione tra le diverse parti del Museo e la storica Galleria San Fedele. Ospite la mostra "L’illuminazione dello sguardo. Percorso antologico nei cinquant’anni del VIVE di William Xerra a cura di Andrea Dall’Asta SJ". Nella chiesa di San Fedele sarà esposta la Via Crucis. Lungo la navata e negli spazi del presbiterio saranno esposte le stazioni: le quattordici interpretazioni di Xerra sono affiancate a tavole di un pittore anonimo del ‘700 piemontese.
Non è mancata la benedizione dell’Arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini.

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"L’assistenza sanitaria – che già prevede ambulatori di pediatria, di fisiatria e di ortopedia – si amplierà infatti con la presenza di un medico di medicina generale, rivolto a chi non ha accesso al servizio del medico di base, «così che anche i più fragili possano riappropriarsi dell’idea che la cura di sé passa anche e soprattutto dalla prevenzione", sottolinea De Filippo.

I Gesuiti del San Fedele, fin dagli inizi della loro presenza nell’immediato dopoguerra, "hanno voluto che il loro impegno culturale fosse legato a un’ attenzione concreta a favore delle fasce marginali della società. Un discorso culturale non può essere, infatti, separato da una visione antropologica globale, in grado di ascoltare il mondo degli ultimi. Recentemente, l’Assistenza Sanitaria ha allargato il suo impegno e si è dotata di una nuova sede che consente un migliore svolgimento del suo lavoro".