Strasburgo , martedì, 4. ottobre, 2022 17:00 (ACI Stampa).
No, il Belgio non ha rispettato il diritto della vita nel momento in cui ha accettato di praticare l’eutanasia a Godelieva de Troyer, 64 anni, per depressione incurabile. L’iniezione letale era avvenuta senza avvertire i famigliari. Ma il figlio della donna, Tom Mortier, ha avviato una battaglia legale mettendo in luce come nemmeno i famigliari fossero stati coinvolti in una scelta così drammatica. Patrocinata da ADF International, la causa è arrivata alla Corte Europea di Strasburgo. Che ha deciso in favore di Tom Mortier.
Nel caso “Mortier v. Belgio”, la Corte ha rilevato che il Belgio ha violato la Convenzione Europea sui diritti umani per non aver propriamente esaminato le circostanze allarmanti che hanno portato all’eutanasia di De Troyer.
Secondo la Corte, c’è stata una violazione dell’articolo 2 della Convenzione, che sottolinea che il diritto di ciascuno alla vita deve essere protetto dalla legge.
La sentenza riguarda in particolare il modo in cui il caso di De Troyer è stato gestito dalla Commissione Federale del Belgio per il Controllo e la Valutazione dell’Eutanasia. La Corte non ha comunque detto che sia stata violata alcune legge belga per la pratica del’eutanasia.
La madre di Tom Mortier, all’apice della sua depressione, aveva chiesto l’eutanasia al massimo difensore della pratica in Belgio. Così, in pochi mesi, de Troyer ha effettuato un pagamento all’organizzazione del medico, che la ha indirizzata ad altri dottori, anche loro parte della stessa associazione, nonostante la legge chieda che ci siano opinioni indipendenti in caso di individui che non hanno corte aspettative di vita. Lo stesso medico che ha praticato l’eutanasia è copresidente della Commissione Federale che è chiamato ad approvare i casi di eutanasia dopo i fatti.